False fatture non punibili se inferiori ai 1000 euro. Soglie molto più alte perché la dichiarazione infedele delle imprese che accettano di collaborare con le Entrate sia sanzionabile. E semplici multe che prendono il posto delle sanzioni penali. A prevederlo, secondo quanto riportato dall’agenzia Public policy, sono le bozze del decreto sull’abuso del diritto, uno dei provvedimenti attuativi della delega fiscale con cui le Camere hanno autorizzato il governo a riscrivere le regole del fisco. L’idea di partenza era quella di limitare l’uso distorto di leggi, regolamenti e “buchi normativi” finalizzato solo a pagare meno tasse, facendo chiarezza sui confini, a volte labili, tra evasione, elusione e, appunto, abuso. Cioè, in ultima analisi, tra legalità e illegalità. E in più aggiornare le penalità amministrative previste. Ma il testo che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri giovedì (il quarto dopo quelli già approvati sulla dichiarazione precompilata, la riforma del catasto e sul riordino delle accise sui tabacchi) non stringe le maglie, anzi le allarga.

Per esempio stabilisce una soglia di 1000 euro al di sotto della quale è prevista la non punibilità per il reato di “frode mediante uso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti“. Un reato che in base alla legge sui reati tributari è punito con la reclusione da 18 mesi a 6 anni. E dire che, in extremis, la non punibilità per falsa fatturazione di chi fa rientrare capitali nascosti all’estero è stata esclusa dal dettato del discusso ddl sulla Voluntary disclosure, approvato alla Camera e incardinato nelle commissioni Finanze e Giustizia del Senato. Non per niente le Entrate, che hanno lavorato al decreto sull’abuso del diritto con il ministero dell’Economia di Pier Carlo Padoan e la Guardia di finanza, si sono opposte proponendo invece della non punibilità tout court una attenuazione della pena, da trasformare per esempio in una contravvenzione.

Il decreto, stando alla bozza, introduce poi il raddoppio della soglia di punibilità per la dichiarazione infedele nel caso di imprese sottoposte al regime di “adempimento collaborativo”, cioè il progetto pilota di tutoraggio avviato, stando alle dichiarazioni, per aumentare la trasparenza del rapporto con i grandi contribuenti. In più per gli abusi si prevede la sanzionabilità amministrativa ma non quella penale. A questo si aggiunge che le nuove norme avranno effetto retroattivo: “verranno applicate anche alle condotte abusive già commesse alla data dell’entrata in vigore del decreto legislativo per le quali non sia stato notificato il relativo atto impositivo”.

E dire che la direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi aveva assicurato che non c’era da temere “un affievolimento della lotta all’elusione“, ma ci si doveva attendere solo “una regolamentazione precisa di un principio finora non normato”. A fronte degli ammorbidimenti introdotti dal decreto, l’agenzia sta cercando di spuntare almeno il raddoppio dei termini dell’accertamento per le condotte che costituiscono reati tributari non solo quando la denuncia sia presentata entro il termine di decadenza dell’accertamento, ma anche oltre “se emergono nuovi elementi che riaprano le istruttorie” o “se le istruttorie hanno elementi di complessità”.

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