L’Italia democratica, quella vera, quella che crede nella tutela dei beni comuni, quella dei ‘comitatini’ si sta mobilitando in tutta la penisola contro lo ‘Sblocca Italia’, al grido di “blocca lo Sblocca Italia“, e contro una classe politica che si differenzia da tutte quelle che l’hanno preceduta solo perché twitta.

Da Piazza del Gesù a Via delle Botteghe Oscure quella classe politica è sempre stata prona ai voleri di chi spalmava cemento ed asfalto, sia che fosse impresa sia che fosse cooperativa. Oggi questa classe che pretende di rappresentare una nazione rappresenta esattamente la continuità di quella precedente. Anzi, forse peggio. Alla faccia della rottamazione. Forse si sarà rottamata una vecchia dirigenza, ma c’è perfetta continuità su una linea politica che come prima e più di prima favorisce il consumo del territorio e i disastri futuri.

Con lo Sblocca Italia, si vuole innanzitutto completare quell’opera iniziata nei decenni precedenti di sganciamento dell’attività economica edilizia privata dal controllo pubblico, e di eliminazione della programmazione da parte dei comuni. Esemplare è stata Torino in questi due decenni. Dal 1995 ad oggi Torino ha approvato qualcosa come 300, diconsi trecento varianti, molte di più di una al mese. Quello che ha guidato la mano pubblica di Torino in questi anni è stata, di fatto, la proprietà privata che ha chiesto ed ottenuto le varianti. La mano pubblica ha pressoché abdicato alla propria funzione regolatrice. Al riguardo è consigliabile la lettura di ‘Chi comanda Torino di Maurizio Pagliassotti. Addirittura con questo decreto-monstre si consente non solo di edificare in libertà, ma persino di effettuare stralci di urbanizzazioni, e di pagare le stesse a rate. Con i bilanci già comatosi degli enti pubblici.

Ma lo Sblocca Italia non sblocca solo l’edilizia, ci mancherebbe. Anche le grandi opere inutili, le trivellazioni di petrolio, gli inceneritori vi trovano accoglienza. Tanto che più che un decreto sembra una provocazione. C’è da stropicciarsi gli occhi. Ma mi fermo qui. Perché meglio di me certamente parlano Settis, Montanari, Salzano, Bray e tanti altri nell’instant book Rottama Italia scaricabile on-line dal sito di Altreconomia. Leggetelo tutti, è istruttivo per capire come vogliono rovinare quel che resta di quello che era il Bel Paese.

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