Il premier spagnolo Mariano Rajoy fa marcia indietro rispetto alle sue promesse elettorali. Il dietrofront proprio su uno dei suoi cavalli di battaglia: la riforma della legge sull’aborto, che voleva reintrodurre le regole del 1985. Un disegno di legge che era stato approvato in Consiglio dei ministro lo scorso dicembre. Rajoy ha però annunciato il ritiro del controverso progetto di riforma. Annullamento che ha portato Alberto Ruiz-Gallardon, ministro della giustizia spagnolo e autore della riforma, alle dimissioni.

In base alla riforma ormai revocata, contestata non solo dall’opposizione ma anche all’interno del suo stesso Partito popolare (Pp), avrebbe dovuto essere modificata la legislazione precedente adottata nel 2010 dal precedente esecutivo socialista, riducendo in questo modo il diritto per le donne di abortire, anche in caso di malformazioni del feto. Un progetto che consentiva alle donne di abortire solo in caso di violenza sessuale (se denunciata non oltre le 12 settimane dal concepimento), e quando era accertato il “pericolo grave per la salute fisica e psichica” della madre. Un provvedimento accolto con entusiasmo dalla chiesa spagnola, ma che aveva fin da subito scatenato le critiche delle opposizioni, delle associazioni dei medici e delle organizzazioni di difesa dei diritti delle donne.

La controversa riforma della legge sull’aborto promossa dal governo conservatore spagnolo sarà ritirata, quindi, per mancanza di “sufficiente consenso, ha detto il premier. Resta, però, qualche cambiamento in programma. L’esecutivo, infatti, riformerà la normativa che fissa i termini legali per l’interruzione volontaria di gravidanza, perintrodurre l’obbligo del consenso dei genitori per le minori di 16 anni che decidano di abortire. Parlando con i giornalisti, a margine del Congresso mondiale di relazioni pubbliche in corso a Madrid, Rajoy ha annunciato anche il varo di un Piano di protezione della famiglia, che vedrà la luce “entro la fine dell’anno”.

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