Dopo lo scarso successo degli ecoincentivi di maggio, i cui fondi per i privati sono andati esauriti in un paio di giorni, il governo studia nuove formule per spingere il rinnovo del parco auto. Lo ha annunciato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, spiegando che per le auto private si tratterà di “strumenti diversi dagli incentivi classici, sul modello della defiscalizzazione degli edifici“, mentre per i mezzi pubblici si vuole intervenire “sugli euro zero, euro uno ed euro due, con strumenti che ne permettano il rinnovo”.
 Ieri, a margine della presentazione del piano Anas sull’esodo estivo, Lupi ha detto che “domani o dopodomani con il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, dovremmo arrivare ad una sintesi sia per i mezzi pubblici che privati”, poiché è necessario il rinnovo del nostro parco circolante, “il più vecchio d’Europa”. Il ministro non ha escluso che il provvedimento venga inserito nel decreto legge Sblocca Italia, ma prima dovrà essere sottoposto all’esame del Tesoro.

Pur non essendo noti i dettagli, il riferimento alla defiscalizzazione degli edifici fa pensare che il governo stia meditando la detraibilità delle spese dedicate all’acquisto e alla manutenzione dell’automobile. Le prime reazioni del mondo dell’auto sono positive: Massimo Nordio, presidente dell’associazione delle case estere in Italia, Unrae, e Angelo Sticchi Damiani, Aci, si sono detto favorevoli, mentre la reazione di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, è più cauta. L’associazione dei concessionari ritiene infatti che gli strumenti della deducibilità e detraibilità siano utili per le aziende e le partite Iva, ma “non funzionerebbero con i privati, anche perché, a differenza dell’edilizia, nel nostro comparto non c’è un ‘sommerso’ da far emergere”. Cosa non del tutto vera, se oltre al mercato delle auto nuove si considera quello della manutenzione. Federauto chiede poi a Lupi di fare presto, per evitare “il rischio di creare una aspettativa che blocca un mercato già asfittico”.

Il mercato italiano dell’auto nei primi sei mesi dell’anno (756.818 immatricolazioni) è in leggera ripresa (+3,3%) rispetto al primo semestre del 2013, ma le proiezioni sull’anno (1,3-1,4 milioni di veicoli) mostrano comunque dati a livello dei primi anni 70. Eppure, la filiera dell’auto occupa ancora 1,2 milioni di persone e fattura il 12% del Pil. Ieri sono stati diffusi i risultati di uno studio dell’Anfia, l’associazione della filiera dell’industria automobilistica, che rivela che negli ultimi cinque anni l’imposizione fiscale sull’auto e i servizi collegati è cresciuta del 6,3%: nonostante il mercato dei veicoli nuovi sia calato del 39,8% (e dunque le entrate derivanti da Ipt e Iva siano crollate del 30,2%), sono aumentati gli introiti derivanti dal bollo auto (+4,6%) e dalle tasse sull’utilizzo dei veicoli (+13,2%). Nel 2013, il prelievo fiscale sulla filiera dell’auto ha pesato per 70,5 miliardi di euro, il 16,5% del gettito complessivo: di questi, ben 58 miliardi (più dell’80%) derivano dai costi di utilizzo dei veicoli, primi fra tutti le accise sui carburanti, che pesano per più della metà (59% per la benzina, 55% per il gasolio) del prezzo alla pompa.

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