Parte del “prezzo del reato”, tra i 400 e i 500mila euro, di quel finanziamento illecito contestato a Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia ora agli arresti domiciliari, arrivò in più tranche direttamente sui conti correnti intestati ai mandatari del comitato elettorale dell’avvocato amministrativista che sconfisse l’ex ministro Renato Brunetta alle comunali del 2010.
Soldi provenienti direttamente dal Consorzio Venezia Nuova (CVN) – il pool di imprese (tra cui la Mantovani) per la realizzazione del Mose – alla cui guida c’era dal 2005 Giovanni Mazzacurati, per lunghi anni direttore generale, arrestato poco meno di un anno fa anche per false fatture. Ed è proprio grazie a fatture gonfiate (mediate dal consorzio di cooperative Coveco) che poterono essere versati i soldi per foraggiare la campagna del candidato Pd; “uno sforzo addirittura superiore alle attese” come disse Orsoni a uno degli indagati. Il denaro dalla Coveco veniva versato alle società consorziate “San Martino” (di cui è stato arrestato il presidente), Clea, Bosca, Cam, che quindi formalmente provvedevano al finanziamento senza che quindi comparisse il nome del Consorzio stesso.
È stato proprio Mazzacurati, negli interrogatori del 29 e del 31 luglio, a inchiodare il primo cittadino parlando dei finanziamenti ai partiti: “… Poi abbiamo avuto Orsoni. A Orsoni abbiamo finanziato la campagna elettorale” del 2010. Il costruttore racconta agli inquirenti di una somma oscillante tra 400 e 500mila euro in diverse tranches: “Ecco, noi abbiamo sostenuto Orsoni sulla campagna elettorale e abbiamo speso quella cifra. Diciamo il risultato è che Orsoni ha vinto al primo turno delle… ed era credo… non so, altro non avrei da dire nel senso che noi gli abbiamo corrisposto questa cifra un po’ a scaglioni e quindi mi pare che in sei mesi l’abbiamo saturata”. A domanda del pm Mazzacurati spiega che “ci sono stati alcuni contributi regolari, adesso non saprei”. L’imprenditore prova a ricostruire: “No… sì, posso ricostruire ma non me lo ricordo adesso. Il costo della… la parte regolare è una piccola parte rispetto al totale che è stato rilevante, perché siamo stati … siamo arrivati quasi a … noi avevamo previsto di spendere molto meno e poi invece Orsoni mi ha detto che aveva bisogno di tutti… di altri soldi“.
E così, come racconta un altro indagato Federico Sutto (sempre Consorzio Venezia Nuova), che Mazzacurati andava in giro con “una lista… dove c’era una serie di società, è stato fatto un elenco di una serie di società di Venezia che potevano essere interessate a sostenere la campagna elettorale di Orsoni, alcune erano riferite alla Coveco, altre erano riferite alla Mantovani o ad altre società”.
È però con l’intercettazione di una telefonata del 25 marzo 2010 che gli investigatori e gli inquirenti riscontrano la piena consapevolezza del primo cittadino. Orsoni viene avvicinato, secondo la ricostruzione degli inquirenti al Laguna Palace Hotel di Mestre, a un convegno di Confindustria. A parlare è Nicola Falconi di Bosca: “E allora io ho preso un attimo da parte Giorgio prima che iniziasse il convegno… e gli ho detto Giorgio tu lo sai che”. A rispondere è Pio Savioli, del consiglio direttivo del CVN, che dice: “Tutto apposto”. Falconi quindi rivela che Orsoni, sorpreso per il contributo, abbia poi detto: “Beh Nicola cosa vuoi che ti dica: siete un gruppo forte, siete degli amici veri, questa cosa sapevo che stava maturando ma non me l’avevano detta bene nei termini etra l’altro sono davvero meravigliato dello sforzo addirittura superiore alle attese e ti ringrazio molto”. Ed è il giorno dopo il 26 marzo che riceve, secondo gli inquirenti, la prima parte del suo finanziamento: 80 mila euro.
Tre giorni dopo un’altra telefonata intercettata in cui Falconi chiama Savioli raccontando di aver avuto un altro incontro con Orsoni e che le sue parole sarebbero state queste: “… volevo ringraziarti ancora tantissimo del sostegno … e già che l’hai diciamo … che l’avete cono il gruppo dell’ingegnere eccetera… l’avete deciso… se potevi farlo perché abbiamo una certa urgenza“. E anche il 29 marzo era partito un bonifico di 30 mila euro da parte di Cam ricerche per il comitato elettorale di Orsoni.