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Visti dagli Altri: Renzi tiene in surplace la stampa estera

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Lo scriviamo prima che il governo cali il poker, o dichiari il bluff, al Consiglio dei Ministri di oggi: da giorni, Matteo Renzi tiene in sospeso i media internazionali, che lo “annusano” senza averlo ancora giudicato. Non ce n’è uno che si sbilanci: la stampa estera, che non s’è emozionata di fronte alla legge elettorale,  resta in surplace, aspettando di capire se il nuovo premier sia il messia – l’ennesimo della nostra storia politica – o un imbonitore – e pure qui la lista è lunga. Non c’è (quasi) nessuno che scommette su di lui, ma non c’è neppure (quasi) nessuno che gli scommette contro.

Anche la stampa anglosassone, che di solito taglia i giudizi con l’accetta, cammina sul filo. E il FT azzarda metafore cinematografiche, tra la Dolce Vita – francamente datato – e La Grande Bellezza – francamente, abusato: “Molti italiani sono pronti a mettere tra parentesi, come se fossero al cinema, il senso di incredulità, nella speranza che il dinamismo e l’ambizione” del nuovo premier “portino a risultati”.

La disillusione per la vecchia guardia aumenta l’attesa per il giovane leone: “Ma la luna di miele, avverte Guy Dinmore, si annuncia breve”. Come proprio Renzi ha mostrato “nella brutale cacciata del suo predecessore”, “in politica i trofei possono essere facilmente strappati via”.

E se il Times si affida alla penna di Beppe Severgnini, per una volta più intinta nel dubbio che nell’ironia, l’Indipendent scrive: “La forza del nuovo premier italiano sta nell’essere un outsider … Come Berlusconi si aspetta di affascinare e, così, di averla vinta”. Il WSJ constata che Renzi “promette di ridurre il gonfio sistema politico italiano”, ma non si pronuncia sui risultati.

Le Monde vede il premier e l’Italia “sul filo dell’acrobata”, però inclina all’ottimismo: “Non è solo Renzi, ma tutto il Paese, che ha l’occasione di una svolta decisiva”. Ed El Pais si fa un po’ gioco della promessa di “una riforma al mese”, ma aggiunge: “L’impulso riformista è benvenuto, anche se sarà un lavoro a lungo termine”.

Insomma, a Matteo, nessuno gli crede fino in fondo, ma nessuno lo scarica. Aspettando di vedere, forse già oggi, se ha in mano un poker d’assi o una coppia di donne. Che poi l’Italia, in fondo, s’accontenterebbe anche di quello, purché basti a vincere la mano.

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