La rieducazione attraverso i campi di lavoro, i Laogai, forse è giunta al suo termine. Il sistema fu introdotto da Mao Zedong nel 1957, e utilizzato dal governo cinese per punire tutti coloro i quali si comportavano in modi non conformi ai voleri delle autorità. I controrivoluzionari. Per anni sono stati utilizzati oltre trecento campi di questo tipo per rinchiudervi i dissidenti politici.  Ma recentemente anche ladri, prostitute o membri di gruppi religiosi vietati. Alcuni individui si sono trovati a trascorrervi molti anni senza una reale colpa né tantomeno un giusto processo.

L’abolizione di questo sistema sembrerebbe allora un grande passo da parte del governo. Una bella notizia. Ma la realtà è che le autorità stanno già cercando nuove soluzioni per punire queste persone, come spedirli a dei “centri di lavaggio del cervello” o in “prigioni nere”. C’è quindi il rischio  che le autorità aboliscano un sistema di detenzione arbitraria con l’obiettivo di ampliare gli altri sistemi o crearne di nuovi. È quanto sostiene anche Corinna-Barbara Francis, ricercatrice cinese per Amnesty International. C’è da sperare che rimanga soltanto un rischio e non una concretezza.

La Cina sembra intenzionata a modificare anche la politica del figlio unico in vigore dal 1979 per tenere sotto controllo la crescita della popolazione. Una restrizione introdotta in un momento in cui si temeva per la sovrappopolazione e per la paura che la notevole crescita demografica del Paese potesse divorare le risorse. Seguita dalla necessità di incoraggiare le famiglie di tutto il mondo a fare meno figli. E molto criticata, ovviamente, per le conseguenze di tale sistema: gli aborti forzati.

Addirittura le donne operaie ai tempi erano costrette a mostrare ai funzionari di pianificazione familiare i loro assorbenti macchiati, come prova del ciclo mestruale. Volevano assicurarsi che queste donne non fossero in attesa. Nonostante l’applicazione di tale legge del figlio unico si sia attenuata nel corso degli anni, questi funzionari sono ancora spesso accusati di costringere le donne all’aborto o alla sterilizzazione contro la loro volontà. Le famiglie ricche invece hanno sempre aggirato la legge andando all’estero a partorire. E pagando grosse somme.

Secondo il nuovo sistema proposto, le coppie in cui uno dei due membri è figlio unico saranno autorizzate ad avere due figli. I demografi hanno stimato che ciò permetterebbe a circa dieci milioni di coppie di avere un secondo figlio. Ad oggi con questa legge sono state invece impedite quattrocento milioni di nascite. Barbara Demick sul Los Angeles Times , riporta che i demografi sostengono che la legge abbia prodotto uno squilibrio di genere; con una prevalenza di nascite di maschi rispetto alle femmine. Il basso tasso di natalità sta incominciando a mettere in pericolo la crescita economica della Cina. Si è creata una popolazione con un numero eccessivo di persone anziane e troppi pochi lavoratori. Secondo il censimento del 2010, in Cina il tasso di fertilità è di 1,18 figli per donna. Molto al di sotto del livello necessario per la popolazione a ricostituirsi. Ora è  quindi necessario aumentare il tasso di fertilità.

Queste sono due delle più importanti riforme annunciate dal documento del Terzo Plenum del Partito Comunista Cinese. Circa sessanta sono le altre riforme proposte dagli alti funzionari del partito, guidati dal presidente Xi Jinping. Il paese si adopererà per evitare di estorcere le confessioni con la tortura e l’abuso fisico. E c’è la volontà di limitare i reati punibili con la pena di morte.

Si spera che questi cambiamenti possano portare ad una riduzione dell’abuso dei diritti umani. E che le politiche, che per decenni hanno controllato la vita dei cittadini, abbiano finalmente una fine. Seppur in ritardo di molti anni. 

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