Lo scandaloso intervento di Schifani, con il quale ha cambiato d’autorità un membro della commissione Vigilanza sulla Rai non disposto a seguire i diktat del Pdl per le nomine nel Cda, conferma il presidente del Senato tra i fedelissimi del Cavaliere. Con il silenzio complice del governo tecnico e del suo tutor.
Renato…così fedele, così fidato
Da siculo avvocato sconosciuto
fu eletto presidente del Senato
poiché tanto al Caimano era piaciuto
quell’uomo a far lo schiavo destinato.
Riconoscente per l’investitura,
corse a leccar la mano del padrone
a Palazzo Grazioli addirittura.
Da quel giorno Schifani fu il campione
del più fedele dei berlusconismi
inventandogli lodi salva-chiappe,
leggi ad personam, turpi legalismi,
attacchi a Fini, in una corsa a tappe
nella qual sempre fu il miglior gregario.
Poi, a forza di cazzate, il Cavaliere,
dopo i trionfi, affrontò il Calvario
e Renato cercò un altro mestiere
per conquistarsi la sopravvivenza:
referendum, riforme condivise
e, simbolo di fresca indipendenza,
a sostenere Alfano si decise.
Dopo il Calvario e Silvio crocifisso
fu tempo di cambiare strategia
poiché un politico ha il chiodo fisso
di lucrare sui mal di chicchessia.
E Schifani divenne tessitore,
lieve il sorriso assai tranquillizzante,
un ecumenico moderatore
come un Napolitano celebrante.
L’amico diventò dei magistrati,
contro il Porcellum prese a fare il tifo,
s’impegnò nelle visite ai soldati,
sostenne che era stato un vero schifo
il trattamento riservato a Fini,
spinse alla legge sulla corruzione,
auspicò che A, B, C, i tre porcellini,
facessero una Grande Koalizione.
Giunse, persin, sognando senza freno,
a imbastir con Bersani un amor folle
tifando per Hollande, nientedimeno,
a caccia di una spinta verso il Colle.
Un azzeccagarbugli siciliano,
un vecchio maggiordomo ravveduto
si trasformò, in assenza del Caimano,
in stimato statista tutto fiuto.
Ma il bel sogno è svanito tutto a un tratto.
Al sol sentir parlare della Rai
il Cavaliere dà fuori di matto:
“Occhio, Schifani, ma che cazzo fai?
Non ti scordare chi ti ha messo lì,
col cul sulla miglior delle poltrone!
Datti da far!” Dicendo: “Signorsì!“
Schifani ritornò dal suo padrone.