Avevo già raccontato la vicenda relativa alla scarsa trasparenza della Giustizia Amministrativa riguardo ai comportamenti disciplinarmente rilevanti dei Consiglieri di Stato e dei magistrati del TAR.

Le attenzioni mediatiche recentemente rivolte ad alcuni consiglieri di Stato ed ex consiglieri di Stato, quali Filippo Patroni Griffi, Carlo Malinconico, Pasquale De Lise, Paolo Salvatore , Franco Frattini , solo per citare i più noti, rendono opportuno un aggiornamento sulla questione.

È bene anche rammentare che il Consiglio di Stato è l’organo deputato ad assicurare – nella Repubblica Italiana – la trasparenza delle pubbliche amministrazioni e l’accesso agli atti di queste ultime, in base alle norme vigenti. L’organo di autogoverno della giustizia amministrativa (il CPGA, cioè il “CSM” dei giudici TAR e del Consiglio di Stato), invece, è presieduto proprio dal Presidente del Consiglio di Stato.

Orbene, ben tre presidenti di tale massimo organo giurisdizionale amministrativo (Paolo Salvatore, Pasquale De Lise e Giancarlo Coraggio) si sono sottratti, quali presidenti del CPGA all’obbligo di esibire i precedenti disciplinari a carico dei magistrati amministrativi.

In particolare, il TAR del Lazio li ha prima condannati (sentenza n. 13848/2010 ) ad esibire i precedenti disciplinari , posto che il CPGA si rifiutava illegittimamente di ostenderli e poi, addirittura, è intervenuto per censurare nuovamente l’organo presieduto dal Presidente del Consiglio di Stato, perché non aveva ottemperato alla sentenza, avendola anzi elusa con una artificiosa distinzione (sconfessata dal TAR) tra procedimenti per i quali era stata esercitata l’azione disciplinare (consentendone l’accesso … una trentina in tutto in molti anni!) e procedimenti per i quali non era stata esercitata.

Perché negare l’accesso a procedimenti che, teoricamente, dovrebbero essere meno gravi? Quali segreti si celeranno mai in quelle carte? E, soprattutto, cambierà qualcosa con il Governo Monti, visto che il Presidente del Consiglio dei Ministri (e non il Ministro della Giustizia, come per i magistrati ordinari, civili e penali) è il responsabile titolare dell’azione disciplinare dei magistrati amministrativi?

Il prossimo appuntamento è per il 7 marzo, data in cui il TAR del Lazio dovrà addirittura decidere, in caso di perdurante inadempienza dell’organo presieduto dal Presidente del Consiglio di Stato, se “commissariare” (con la nomina di un commissario ad acta) il “CSM” dei giudici amministrativi, sostituendolo con un soggetto che garantisca il rispetto della sentenza.

Non sarebbe opportuno che il presidente del CPGA e del Consiglio di Stato, cioè l’organo preposto ad assicurare la trasparenza e l’accesso agli atti di tutte le amministrazioni della Repubblica, fosse il primo ad adeguarsi (almeno!) ad una sentenza che già lo condanna per la mancata esibizione agli atti (fatto che già, di per sé, desta perplessità) e ad una successiva decisione che ne censura il comportamento per non aver ottemperanza alla pregressa sentenza di condanna?

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