Venere in pelliccia, oggi, fa il ministro. È vero, non porta più il visone, bensì completini anacronisticamente sabaudi. E con il passare degli anni non ispira più Leopold Von Sacher-Masoch. E neanche i Velvet Underground. In compenso folgora Pier Luigi Bersani. Che è quel che è, ma ogni tanto ci prende. Magari suo malgrado, con intuizioni a sua insaputa, ma ci prende.

Ad esempio quando ha sostenuto che Elsa Fornero è meglio di Belén. È stato criticato, cosa che nove volte su dieci è prassi normale nonché giusta, ma stavolta non se lo meritava. Ovviamente Belén è più bella, ma il suo erotismo è didascalico: tette e curve facili, a uso e consumo di camionisti catodici.

Al contrario, la Fornero non è soltanto la versione 2.0 (o forse 1.1) della Thatcher, sulla cui seduzione fantasticò Cossiga. È lady di ferro trattenuta e marziale, mistress algida e scudisciatrice seriale. Di tutto: di pensionati, sindacati, articoli 18 e soprattutto poveri diavoli. Elsa scandisce le parole come fossero frustate. Fa paura anche quando sorride (due volte l’anno). Incute soggezione e se ne compiace. È una quota rosa che, nell’immaginario, indossa lacrime e latex.

Domina Fornero ha per le parti sociali lo stesso rispetto che un gatto a nove code ha per le carni dei flagellati, ma è proprio questa inusitata ferocia – al di là delle lacrime di facciata – che la rende sintomaticamente misteriosa. Ci gioca anche lei. Da una parte interpreta l’economista manager, la maestrina bigotta che si scandalizza per i tatuaggi della rivale Belén. Dall’altra si circonda di giovani non troppo aitanti e palesemente sottomessi, che camminano due passi dietro di lei con sguardo implorante misericordia. Tipo Michel Martone, che nella metafora sadomaso fa le veci dello schiavo (che magari in privato si fa chiamare “sfigato”, per vedere l’effetto che fa).

Elsa Fornero si specchia nella ispirata parodia di Germana Pasquero a The Show Must Go Off: petulante, dominante, antidemocratica. “Desiderata” in quanto palesemente non desiderabile, scaltra a far leva sul masochismo congenito degli italiani (che in Bersani è spiccato: per questo è stato il primo ad accorgersene). Certo, il dolore provocato da Domina Elsa è molto straziante e poco sensuale. Ma ogni epoca ha le Veneri – in pelliccia o tailleur – che si merita.

Il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2012

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