A Sondrio tira una brutta aria nel Carroccio. Sono i venti dell’epurazione che incombe su due consiglieri comunali ribelli. La loro colpa? Essersi espressi contro la manovra fiscale ignorando il diktat di via Bellerio, ma non solo. Arnaldo Bortolotti e Fludio Soppelsa si sono spinti oltre e, dopo aver criticato l’operato del Governo, in occasione del consiglio comunale di venerdì sera hanno puntato il dito contro “i leghisti più romani dei romani”. Una frase che è suonata come un attacco diretto ai vertici del partito, accusato (dall’interno e in maniera palese) di essere diventato un movimento poltronaro e distante dalle istanze del territorio.

La presa di posizione di Soppelsa e Bortolotti è figlia di quel malessere che nelle settimane passate aveva spinto tanti sindaci (anche leghisti) ad esprimere preoccupazione per il trattamento riservato alle amministrazioni locali, strette dal cappio di una manovra castrante per i conti dei comuni. Un disagio che ha fatto maturare una pesante frattura interna al partito che, nonostante i proclami pubblici, oggi appare sempre più diviso. Le spaccature e i dissensi sono stati confermati, suo malgrado, anche da Roberto Calderoli dal palco della Festa dei popoli padani a Venezia. Domenica il ministro per la semplificazione ha strigliato “quei sindaci più realisti del re e più bossiani di Bossi”, dicendo apertamente che gli “stanno sulle balle”, producendosi poi in una lezione sull’umiltà dei leghisti, che devono ricordarsi di essere “fratelli su libero suol e non fratelli coltelli”. Una paternale per ricordare a tutti che è necessario rientrare nei ranghi, senza nascondersi dietro al fatto di rappresentare un’istituzione, dimenticando invece il partito: “Quando vogliono essere candidati dicono di credere solo nella Lega e una volta eletti dicono che rappresentano l’istituzione. Eh no! Polvere sei e polvere ritornerai”. “Mi sento sereno e coerente” ha spiegato invece Arnaldo Bortolotti, uno dei consiglieri dissidenti: “Quello di venerdì era un consiglio comunale straordinario sul tema dei tagli ai comuni. In quel contesto abbiamo fatto un intervento come gruppo, forse abbiamo alzato anche un po’ i toni, ma la rabbia è tanta come anche l’incomprensione per certe decisioni. Abbiamo detto apertamente che non vogliamo comportamenti romani a Sondrio e in Lombardia e lo ribadisco. La nostra è una città virtuosa, ma qui vogliono chiudere i rubinetti e chiederci altri sacrifici mettendo a rischio il nostro piano dell’assistenza. Noi diciamo chiaramente di no, non siamo d’accordo. Perché noi stiamo tra la gente ed è alla gente che dobbiamo rispondere”.

Quanto alla reprimenda indiretta del ministro Calderoli, il consigliere valtellinese non abbassa la testa e replica altrettanto duramente: “Certe prediche che vengono dall’alto non le accetto perché chi ha la pancia piena non pensa mai a chi ha la pancia vuota. Siamo stanchi che i politici romani mettano le mani in tasca ai poveracci. Se poi la Lega riterrà di volerci cacciare dal partito che lo faccia, nessuno ci obbliga a stare dove stiamo. Io sono convinto che da Roma se ne debbano andare tutti e novecento, compresi portaborse e autisti. È ora di finirla”. Bortolotti non usa mezzi termini e, anzi, si produce anche in frasi ad effetto per rimarcare il livello di saturazione raggiunto: “Oggi, a distanza di tanti anni, capisco il sentimento che ha animato le brigate rosse. Ai signori della politica romana dico solo una cosa: state attenti perché il malumore sale dal basso. Oggi bisognerebbe avere la capacità di comprendere che solo le rivoluzioni cambiano le cose, mentre invece restiamo preda di un’economia fasulla, dopo aver illuso per anni gli italiani e continuiamo a mettere le mani nelle tasche dei cittadini”. Il consigliere leghista è come un fiume in piena che travolge tutto e tutti, non si ferma più: “Strigliate ufficiali non ne ho ancora ricevute – dice – ma sono pronto ad affrontare le conseguenze della mia presa di posizione perché sono convinto di quello che ho detto”.

Se richiami ufficiali non ce ne sono stati, non sono mancate le prese di distanza da parte della sezione provinciale del partito: “Sono espressioni personali, fuori dalla linea del movimento che dovranno essere chiarite”, ha dichiarato il segretario Narciso Zini, che poi puntualizza: “Abbiamo richiesto l’acquisizione dei nastri del consiglio comunale per consultare attentamente le parole che sono state dette e dopo prenderemo una decisione sul da farsi. Sicuramente la questione necessita un attento approfondimento a tutti i livelli, dalla sezione cittadina fino al nazionale”. Bortolotti e Soppelsa non sono gli unici ad essere finiti sotto i fari dell’inquisizione leghista. Anche il consigliere provinciale Maurizio Piasini è stato raggiunto da un richiamo per essersi presentato con una maglietta con scritte “autonomistiche” in consiglio provinciale.