Tutte misure della manovra sull’evasione fiscale “puntano ad aumentare la tracciabilità dei pagamenti”, chiariva il primo settembre il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. In quello stresso giorno, però, diventavano pubbliche le carte dell’inchiesta di Napoli su Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. Dalle quali emerge che il presidente del consiglio avrebbe violato proprio le norme che riguardano la tracciabilità. In particolare, la legge antiriciclaggio che fissa a cinquemila euro la soglia massima di pagamenti in contati. A stabilirla è stato proprio dal governo Berlusconi nella Finanziaria dell’anno scorso. Le sanzioni previste sono soltanto amministrative, con multe comprese tra l’uno e il 40 per cento delle somme pagate in contanti.

E’ il gip di Napoli Amalia Primavera, nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Tarantini con l’accusa di estorsione al premier – condivisa con Lavitola, ancora latitante all’estero – a sottolineare che i pagamenti disposti dal premier in favore dell’imprenditore pugliese e del direttore dell’Avanti! violano la legge antiriciclaggio, come sottolinea Fiorenza  Sarzanini sul Corriere della sera di oggi. “I ventimila euro mensili li ritirava Nicla Tarantini (moglie di Gianpaolo, ndr) presso gli uffici di Lavitola. I 500 mila euro pattuiti durante l’incontro avvenuto ad Arcore nel marzo 2011 sarebbero stati invece versati in un’unica soluzione. Alla distribuzione delle somme provvedeva la segretaria del premier Marinella Brambilla che durante il suo interrogatorio avrebbe sostenuto di non aver accesso diretto ai conti e così confermando quanto era già stato evidenziato dal giudice”.

Di conseguenza, i pubblici ministeri di Napoli Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio intendono sentire Berlusconi. Il legale Nicolò Ghedini ha già fatto sapere che questa settimana il presidente del consiglio ha impegni istituzionali improrogabili. Ma la Procura ha manifestato l’esigenza di procedere entro una decina di giorni.

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