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Libia, ribelli: “Presto armi dall’Italia”. Il raìs bombarda depositi di petrolio a Misurata

Ma fonti della Farnesina smentiscono la fornitura di armamenti da parte del nostro Paese. Proiettili di mortaio sono caduti in territorio tunisino, come conseguenza dei combattimenti vicino al confine
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Molto presto i ribelli riceveranno armi dall’Italia. Per combattere contro le forze fedeli a Gheddafi. Lo hanno riferito fonti del consiglio Nazionale transitorio: il vicepresidente del Cnt Abdel Hafiz Ghoga ha spiegato che rappresentanti militari degli insorti sono stati in Italia e hanno raggiunto un accordo per la fornitura con i responsabili italiani. Ma la notizia è stata smentita da fonti della Farnesina, che ricordano che l’Italia fornisce “materiali per l’autodifesa” secondo gli accordi di Doha nel quadro della risoluzione 1973, ma nessun materiale d’attacco. “Non mi risulta che l’Italia abbia dato o abbia intenzione di dare armi, se non strumenti difensivi come camion e cose del genere – ha aggiunto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, – il ministero della Difesa assolutamente non è a conoscenza di armi date ai libici”, ha concluso.

Sul fronte degli scontri, oggi aerei del regime di Gheddafi hanno bombardato quattro depositi di petrolio a Misurata provocando un enorme incendio. Il regime, stando a quanto raccontato dal portavoce dei ribelli, avrebbe utilizzato per l’attacco aereo, in violazione della no-fly zone imposta dalla Nato, dei piccoli velivoli normalmente usati per spargere pesticidi. Durante la notte, gli aerei hanno colpito quattro depositi di petrolio a Qasr Ahmed, vicino il porto di Misurata, provocando un incendio che si è poi esteso ad altri quattro siti di petrolio. Il portavoce ha affermato che gli insorti avevano avvertito la Nato dei piani del regime prima dei bombardamenti ma da parte dell’Alleanza non vi sarebbe stata alcuna risposta.

Si sono anche registrati scontri tra insorti e forze lealiste vicino al confine con la Tunisia. Una trentina di proiettili di obice, oltre ad alcuni razzi, esplosi nel corso dei combattimenti nei pressi del posto di frontiera di Dhehiba, nella regione di Ghzaya, sono caduti in territorio tunisino. I proiettili sono finiti in zone disabitate e non hanno causato danni. Già nei giorni scorsi numerosi obici erano finiti in Tunisia, sempre però senza causare danni.

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