Al parco vicino a casa mia faccio spesso dei bellissimi incontri.
Mi siedo su una panchina, da lontano osservo mia figlia che gioca con le multietnie cinnesche e guardo i genitori che popolano questo spazio verde perdendomi  nei miei pensieri e traendo numerose ispirazioni sulla città che cambia nella forma e nel colore.
Raramente parlo con qualcuno, quando lo faccio i miei interlocutori sono spesso nonni/nonne adibiti alla crescita dei nipoti e schiavizzati dai figli che lavorano duramente ai campi di farmvil, uomini e donne dell’est, dell’ovest, del sud, del nord. Nessuno del circolo polare anrtico.
Il mio interlocutore preferito è il papà di un cinno che, quando può, lo porta al parco e si siede a parlare con me.
Fa un lavoro che è sempre in macchina, spesso gli capita di andare addirittura fuori Bologna e per questo non è un abituè del parchetto, ma quando c’è sono contento di parlare con lui. E viceversa.
Prima di fare l’attuale lavoro faceva il grafico, poi per colpa dei compiuter e di tutta la gente che fa tutto da sola, la tipografia presso la quale lavorava ha ridotto il personale o forse ha proprio chiuso.
“Come va?” mi fa ieri.
“Bene” gli dico.
“Lavoro? Tutto ochei?” chiede preoccupato.
“Si, tutto ochei. A volte molto, a volte poco. Si sopravvive dignitosamente” lo rassicuro e mi sorride.
“Ah ho sentito che questo, quello, quell’altro hanno chiuso. C’è crisi” e mi snocciola una serie di ditte che non conosco che stanno chiudendo. Maledetti compiuter. Benedetti compiuter.
“E tu invece?” gli chiedo “Il tuo settore non dovrebbe risentire della crisi?”.
“Eh no. Anche da noi è un casino” e si incupisce “ll casino da noi sono i pensionati. Ci rubano il lavoro. Lo fanno per arrotondare la pensione, si spargono la voce tra loro e sono tantissimi. L’azienda li assume regolarmente a chiamata, li paga 7-800 euro al mese e li affiancano a noi dipendenti. Poi non hanno il fisico. Alla loro età non possono andare nelle case al sesto piano senza ascensore. Li voglio vedere io, anzi lo vedo il casino che fanno. E poi son poco professionali. Spesso fanno dei commenti in dialetto poco opportuni e alla fine facciamo delle gran figure di merda. Non ne hai idea. Oh ti saluto che devo andare, ciao alla prossima. In bocca al lupo per tutto” e se ne va, stupendomi ancora una volta con gli ennesimi  incredibili racconti di chi nella vita fa il becchino.