In Campania sta per tornare la lottizzazione politica dei primari ospedalieri. Il passo indietro è nascosto in quattro commi della finanziaria regionale, approvata in appena un giorno di dibattito e prima delle 20 di lunedì scorso perché bisognava correre a casa o al bar a vedere Milan-Napoli. “Il lodo Cavani”, lo ha ribattezzato un consigliere. In quelle poche righe la giunta del Pdl Stefano Caldoro, che sul maxiemendamento alla manovra economica ha posto la fiducia, ha cancellato una delle poche riforme positive dell’esperienza Bassolino. Con pochi tratti di penna si aboliscono concorsi e graduatorie per la nomina dei primari introdotti dalla precedente maggioranza di centrosinistra. E si restituisce ai manager maggiore discrezionalità nelle scelte. Siccome i manager sono di nomina politica – in Campania vengono designati attraverso una delibera di giunta regionale – questi saranno meno permeabili alle pressioni dei politici che li hanno sponsorizzati.

Nel dettaglio, la graduatoria degli aspiranti primari viene sostituita da una rosa di tre candidati. Viene azzerata la norma che fissava i punteggi dei concorrenti al ruolo. Scompare la valutazione tecnica, scompare la commissione che avrebbe dovuto redigerla. In poche parole, scompare ogni traccia di selezione tramite merito.

Tutto ciò accade in una regione dove fioccano le indagini giudiziarie sulle indebite ingerenze della politica nella sanità. Ne segnaliamo una per tutte: l’inchiesta sui coniugi Clemente e Sandra Mastella e su alcuni loro accoliti dell’Udeur, imputati di tentata concussione verso i manager dell’azienda ospedaliera di Caserta e dell’ospedale Santobono di Napoli. Secondo le accuse formulate dai pm e divise in due distinti tronconi, i manager si erano rifiutati di nominare i primari indicati dai Mastella e dai vertici del Campanile. E per questo sarebbero stati oggetto di ritorsioni, attraverso alcune interpellanze e la minaccia di far revocare loro l’incarico.

L’abrogata legge regionale che aveva stabilito i concorsi per i primari è del 2006. Nasce in seguito a una vicenda che fa molto rumore. E che risale al 7 settembre 2005, quando il deputato Marcello Taglialatela e il consigliere regionale Enzo Rivellini, figure di spicco di AN a Napoli, convocano d’urgenza una conferenza stampa presso la sede napoletana del partito per distribuire ai giornalisti una cartellina contenente le copie dei verbali di alcune intercettazioni telefoniche tra il responsabile campano della Sanità per i Ds, il parlamentare Pino Petrella, e il manager dell’ASL Napoli 2, Pierluigi Cerato. Anche lui amico e compagno di partito di Petrella, come del resto sempre ribadito da entrambi. Le telefonate risalgono al 2003 e in quel periodo Cerato è indagato per una presunta truffa di rimborsi facili a centri di riabilitazione e ha le utenze sotto controllo. Nel marzo 2005, poche settimane prima delle elezioni regionali, finisce agli arresti domiciliari e alla fine dell’anno la giunta Bassolino non gli confermerà l’incarico. Le quattro telefonate intercorse tra l’11 e il 19 luglio 2003 rivelano le forti pressioni del parlamentare sull’amico e compagno manager, per convincerlo a nominare direttore sanitario un medico raccomandato dai Verdi. Le prime telefonate, più morbide, per segnalare il nome, il curriculum, e le ragioni della necessità di sceglierlo, mentre Cerato tiene duro e cerca di spiegare a Petrella che il raccomandato non ha i requisiti. L’ultima, più dura, quando il manager rivela di aver già scelto un altro perché il segnalato non ha i titoli, e Petrella che si infuria e vorrebbe imporre “di stracciare la delibera”, dicendo che comunque ci saranno delle conseguenze. In un passaggio della telefonata, il parlamentare afferma: “Era tuo dovere anzitutto chiamarmi. E non l’hai fatto. Quindi già hai fatto un fatto del genere, e ti assumi tutte le tue responsabilità. Però con il partito e con noi è finita”. E in un altro passaggio Petrella dice: “… Che tu sai benissimo che momento difficile si sta vivendo nella sanità, e gli equilibri che noi dobbiamo garantire. Se tu pensi che esiste solo l’ASL Napoli 2 allora pensa che esiste solo l’ASL 2 e che non esiste una coalizione di centrosinistra, che non esiste una Regione”.

Riflessioni più che normali se si stesse discutendo di qualche assessorato. Ma che assumono un suono sinistro se rapportate alla nomina di un direttore sanitario, ovvero di un medico a capo di altri medici. Per settimane i quotidiani alimentano polemiche sui criteri lottizzatori della sanità campana, dando spazio a opinionisti nauseati dall’andazzo. In questo clima vede la luce, qualche mese dopo, la riforma Bassolino, che nel frattempo ha preso le distanze da Petrella e da quelle telefonate, rompendo un’amicizia ultradecennale: “Con questa norma – commenta il Governatore dell’epoca – sappiamo di esserci spinti al limite. Ma si tratta di una scelta impegnativa che tiene la politica davvero lontana dalla scelta dei primari”. Ora la politica è di nuovo vicina. E sarà complicato ricacciarla indietro.

Curiosità finale: il Taglialatela che sei anni fa denunciava lo scandalo della lottizzazione politica dell’Asl Napoli 2 non è omonimo del Taglialatela assessore di Caldoro. E’ proprio lui. E siede nella giunta che di fatto ha ripristinato la possibilità di ripetere quelle prassi.

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