G come Giorni particolari dove mi interrogo, disordinatamente, se fare la Rivoluzione senza farsi troppo male.

Idea: farla fare ai nostri figli.

Generazione, la mia, che deve sapersi spostare, farsi da parte, pronta ad offrire loro (ai nostri figli) la logistica.

Già, ragioniamo di logistica, o per meglio dire ragioniamo intorno all’assenza di logistica affettiva, che ne ha fregate di Rivoluzioni!

Si dovrebbero elaborare con molta attenzione ed esperienza, date dalla nostra età, il necessario e l’obbligatorio per condurli e condurci a una Rivoluzione Vittoriosa.

Esempio. Ricordarsi che il 2 novembre morì Pasolini: trascriverlo subito nelle agende dei nostri figli. Ora e per tutti gli anni a venire, scorrere i suoi insegnamenti e sceglierne uno alla settimana, casualmente, come cosa su cui riflettere.

Mensilmente, sempre con Pasolini,  su porte, su muri di casa, come grande post-it su un frigorifero o appeso a un caminetto spento come una calza per la befana il  suo “Io so” (Corriere della Sera, 14 novembre 1974).

Altro imperativo logistico è passare ai nostri figli una mappatura per la loro salvezza emotiva.

La mappatura emotiva di persone e luoghi dove rifugiarsi se qualcosa non funziona, se c’è un bisogno improvviso. La sopravvivenza emotiva è il primo degli obblighi del vero Rivoluzionario.

Noi sappiamo quanto e come ci vogliono avvelenare la vita, riducendoci a tristi automi incapaci di sottrarre i propri passi da melme infanganti l’anima e il pensiero.

Ripetere quindi ai nostri figli: “Vai, vivi e lotta per la tua e la nostra felicità“, dando noi a loro la certezza di un rifugio sempre pronto e disponibile. Nella coscienza dell’ “Anch’io so”. Dell’ “Anche noi sappiamo”.

Questo aiuto dobbiamo garantirglielo, dicendo e scrivendo con chiarezza ciò che sappiamo, ciò che vediamo con gli occhi della nostra esperienza: ho visto un ambulante dare rifugio alla merce di un abusivo. Ho visto un ristoratore sbucciare i piselli freschi chiacchierando nottetempo in una calda estate del più e del meno con un venditore sempre abusivo di un altro continente. Io so perché ho visto donne correre la vita, ho visto uomini guidare mezzi per salvare una vita, ho visto e so di geologi con potenti e Acquiferi pensieri portare acqua dove acqua non c’è, ho visto uomini ben amministrare, ho visto gente ragionare, ho visto la mia città, Firenze, come voi la vostra, alzarsi la mattina presto per andare a lavorare. Ho visto giovani cantare vecchie canzoni con giovani emozioni. Ho visto la mia città cambiare e ricambiare come sa fare soltanto chi sa ascoltare.

Ho visto il pericolo ndranghetocamorristicomafiosomassonico arrivare silenzioso e apparentemente inerme prendere possesso, nella nostra distrazione, di spazi apparentemente ininfluenti.

Ho visto che il male malavitoso non dorme e prende molti pesci. Il male che si traveste e ti invita a mangiare pizze o finti manicaretti, che ti fa aprire conti incontrollati, che ti fa urlare in stadi desertificati senza più un gioco, senza più un divertimento. Ho visto donne insidiate, uccise e maltrattate, riuccise e rimaltrattate in un televisivo stupro di un branco assetato dall’assenza del senso della necessaria umana Pietas. Donne da noi fiorentini – e lo dico con orgoglio – mai abbandonate e ad Artemisie elevate.

Ho visto tutte le nostre complessità ma ho visto, quindi so. Come Firenze, la mia città, sa.

Firenze non come alternativa ma Firenze come sua prerogativa, Capitale di una possibile popolare e salutare onestà.

Firenze con la sua poca autoreferenzialità, spacciata da altri spesso come vizio di polemicità.

Firenze come per  il Social Forum accogliente. Firenze mai indifferente, Firenze divertente come nessun’altra città e in questo incredibilmente competente.

Firenze furente contro la guerra, furente con la morte, furente con l’ignavia, Firenze Romantica, Firenze con i suoi odori, con i suoi profumi, capace di far forse nascere una Primavera in novembre.

Venite a Firenze, c’è un sindaco pazzo che la gente chiama Matteo, c’è gente che parla e gente che ascolta, c’è bisogno di voi e, forse, anche per voi di noi.

Dalle ore 12 del 30 ottobre 2010 su www.ambasciatateatrale.com Fiorella Mannoia, Luca Telese, Curzio Maltese, Matteo Renzi. Il mensile Ambasciata Teatrale non riceve alcun finanziamento pubblico.

Articolo Precedente

La Fata Quotidiana: 27 ottobre – 3 novembre

next
Articolo Successivo

Stagioni in tavola. Novembre,
voglia di castagne

next