Tito Boeri, economista della Bocconi, risponde alla richiesta del “Fatto” al capo dello Stato di non firmare.

Questa è una legge incivile, ma credo che Napolitano abbia già fatto quello che poteva evitando gli venisse presentata in una forma anche peggiore di quella attuale», dice al “Fatto” il professor Tito Boeri, economista della Bocconi e animatore del sito lavoce.info.

C’era bisogno di fare uno
scudo fiscale per portare in Italia i capitali degli evasori?

Con lo scudo un po’ di capitali rientreranno ma molti ne usciranno. Perché chi ha portato i soldi fuori e non ha pagato le tasse viene premiato e quindi continuerà a farlo. Approvare un condono significa preparare il terreno per i successivi, perché si riducono gli incentivi dei contribuenti ad avere un corretto rapporto con il fisco. E questo è ancora più grave perché in campagna elettorale Tremonti aveva promesso in televisione, davanti agli italiani, che non ci sarebbero più stati condoni dopo quelli varati nei precedenti governi Berlusconi.

Quindi chi ci guadagna sono solo gli evasori che, pagando il cinque per cento della somma da rimpatriare possono mettersi in regola con il fisco?

Sì, è un regalo. Lo scudo, per come è stato strutturato, si configura come una vera e propria amnistia per molti reati societari. Anche in questo è diverso dalle misure che sono state adottate in altri Paesi, come gli Stati Uniti e Gran Bretagna, dove il rimpatrio dei capitali sottratti al fisco è fino a dieci volte più costoso che in Italia ed è accompagnato da operazioni di trasparenza che costringono gli evasori a rivelare la propria identità e come hanno nascosto i capitali. Una “disclosure” che serve a impedire che in futuro le stesse persone (e altre) commettano gli stessi reati. Da noi c’è l’amnistia, l’anonimato e ce la si cava pagando il 5 per cento. Un vero incoraggiamento a delinquere.


Ammettiamo che Tremonti abbia ragione e che all’erario servano con urgenza soldi freschi. C’erano altri modi per trovarli?

C’è sempre la possibilità di riallocare la spesa pubblica senza fare regali agli evasori. L’Europa in questo momento non ci assilla per recuperare 5 miliardi (questo sarebbe, nella migliore delle ipotesi, il gettito dello scudo) per non sforare i vincoli. L’Unione e i mercati ci chiedono di rendere il nostro debito pubblico sostenibile. Ciò che li preoccupa da questo punto di vista è l’abbassamento della guardia dal lato delle entrate compiuto da questo governo, con lo smantellamento di molti controlli. Gli annunci estivi della guardia di finanza e i procedimenti contro nomi noti sono stati mera propaganda. La verità è che ci sono state direttive ministeriali per ridurre i controlli fiscali e quelli sui contributi sociali. Non è credibile che si debbano aspettare le entrare dello scudo per ridurre le tasse sul lavoro.

Perché non si sono utilizzati per questo i 12 miliardi risparmiati con l’abbassamento dei tassi di interesse sui titoli pubblici?

Non è certo facendo regali agli evasori – e alle banche che riceveranno questi capitali – che si esce dalla recessione.

Il Partito democratico ha annunciato battaglia ma, finora, è stato poco incisivo. Su cosa dovrebbe battere per incidere sull’opinione pubblica?

Sì, dall’opposizione si sono levate rare voci critiche contro la politica economica inesistente di questo governo. Dovrebbe invece chiedere al governo di fare proprio in questo momento le riforme di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi, a partire dagli ammortizzatori sociali. E di tagliare le rendite, cominciando dalle concessioni televisive per arrivare ai contributi ai giornali di partito, cui sono andati gran parte dei ricavi della Robin tax, la tassa il cui ricavato doveva aiutare i più poveri. Il governo ha poi varato interventi selettivi a favore di gruppi di pressione, come la Fiat, che ha ottenuto i suoi incentivi targati Multipla bipower. E ora ne chiede di nuovi.

Tremonti le risponderebbe che c’è la crisi e non si poteva fare una politica economica più ambiziosa senza causare dissesti irreparabili nella finanza pubblica.

Questo non è corretto. L’Italia aveva la possibilità di fare manovre anticicliche e in disavanzo. Ma non le ha fatte. E il risultato è che il nostro paese sta facendo peggio degli altri pur non avendo vissuto crisi bancarie e bolle immobiliari. Misure come lo scudo fiscale peggiorano i conti pubblici perchè riducono in modo permanente la credibilità del fisco e della sua capacità di raccolta.. Come dimostrano i risultati di misure analoghe varate in passato da Berlusconi. I condoni rendono quindi il problema del debito pubblico strutturalmente più grave, perché viene percepito come più rischioso.


Sul “Fatto” Bruno Tinti ha spiegato perché il presidente della Repubblica non dovrebbe firmare lo scudo fiscale, perché questo spinge “il nostro Paese ancora più in fondo nel precipizio di immoralità che ci sta separando dai Paesi civili”. Che ne pensa?

Non sono un giurista e quindi non me la sento di giudicare se ci siano i margini per un intervento di questo tipo. Certo lo scudo contiene un’amnistia e viene introdotto come emendamento di un decreto. E questi sono fatti gravissimi. La mia impressione però è che Napolitano abbia già fatto molto. Credo sia grazie al suo intervento che è stata evitata la possibilità di usare lo scudo per i procedimenti penali in corso, come prevedeva la versione originale dell’emendamento Fleres che lo ha esteso al falso in bilancio. Ma anche così questa resta una legge incivile che dimostra come il vero problema politico che emerge da questa situazione sia l’approccio del governo alla crisi.

Intervista di Stefano Feltri (da Il Fatto Quotidiano n°5 del 27 settembre 2009)

Articolo Precedente

Presidente, non firmi!

next
Articolo Successivo

Briatore, l’uomo che è finito contro un muro

next