Musica

Concerti, facile fare un sold out? Da Biagio Antonacci ai Modà, storie di finti “tutto esaurito”. E se vuoi vederci chiaro si alza il muro di gomma

Che ci sia Laura Pausini a San Siro o la band di Kekko, la musica non cambia. Il promoter dichiara il sold out. E devi crederlo sulla fiducia, che il sold out è vero e non un fake: i dati ufficiali, infatti, non te li fanno vedere per nulla al mondo. Ma intorno ai biglietti omaggio e a prezzo irrisorio non ruota solo la questione dei sold out veri o presunti: perché usare i biglietti quasi gratis per fare i pienoni garantisce anche vantaggi fiscali e risparmi sui diritti d'autore

di Luigi Franco

Per esser pieni, gli spalti sono pieni. Ma pieni di chi? Solo di fan entrati a prezzo intero se non triplicato, visti i tempi di secondary ticketing? O c’è pure un bel po’ di gente che quella sera aveva pure altro da fare, ma poi si è ritrovata con in mano un biglietto omaggio o quasi? Domande semplici semplici, a meno di non farle a chi il concerto lo ha organizzato. Perché a quel punto un muro si alza e la risposta diventa il segreto dei segreti. E che ci sia Laura Pausini a San Siro o i Thegiornalisti al Forum, la musica non cambia. Il promoter dichiara il sold out. E devi crederlo sulla fiducia, che il sold out è vero e non un fake: i dati ufficiali, infatti, non te li fanno vedere per nulla al mondo.

Eppure ci sarebbero i mitici modelli C1, quelli con cui ogni organizzatore di live, per finalità fiscali e per i versamenti dei diritti d’autore, comunica alla Siae esattamente quanti biglietti sono stati emessi, divisi per settore e per categoria. Quanti a 60 euro sul prato, per dire, quanti a 45 in curva, quanti omaggi e quanti a prezzo irrisorio: due euro, un euro, magari 50 o addirittura 20 cent. Già, perché ci sono pure questi, che sembrano omaggio, ma non lo sono. Si chiamano biglietti “di cortesia”, o “promozionali”, e rispetto agli omaggi consentono al promoter di versare alla Siae molto meno in diritti d’autore: il 9% di pochi euro o centesimi anziché il 9%, per esempio, di 45 o 60 euro, e cioè del prezzo pieno di un biglietto equivalente a quello omaggio. Per non parlare dei possibili vantaggi fiscali: esenti da imposte se emessi in numero limitato, quando gli omaggi superano la soglia del 5% della capienza l’organizzatore deve versare l’Iva al 10% (per esempio 6 euro su un omaggio equivalente a un tagliando da 60), un bel po’ in più dei pochi centesimi di Iva di un biglietto a prezzo irrisorio.

In principio fu Biagio Antonacci (by Friends & Partners)

I biglietti omaggio, o quasi, di solito vengono ceduti allo sponsor, che poi li regalerà a clienti o dipendenti. Oppure finiscono a qualche radio o giornale che li mette in premio in un concorso. Ma possono anche essere dati a determinate categorie senza legami di sponsorizzazione con il promoter, come tassisti, concessionari d’auto, dipendenti di call center, enti pubblici. Tutto perché uno stadio più pieno fa bene all’immagine, del promoter e dell’artista. E magari anche al portafoglio, con gli altri sponsor disposti a sganciare di più visto che il loro logo di fianco al palco l’hanno visto un sacco di spettatori.

C’è un caso che ha fatto scuola in Italia, a proposito di finti sold out: il concerto di Biagio Antonacci che nel 2007 riempì lo stadio di San Siro con 60mila persone. Riempì sì, ma con una valanga di biglietti quasi gratis messi in circolazione da Friends & Partners, che si beccò pure una diffida da Assomusica, l’associazione di categoria dei promoter. “Quella dei biglietti di cortesia è una prassi quasi scomparsa o comunque una prassi che il sottoscritto ha sempre ostacolato, nonostante non ci sia nulla di illegale – assicura oggi il presidente attuale di Assomusica Vincenzo Spera -. Oggi non mi risultano grosse notizie a riguardo”. Ma la questione, in realtà, non è relegata a un passato così lontano, se nel luglio del 2014 al concerto dei Modà, organizzato sempre da F&P all’Olimpico di Roma, su 29mila biglietti venduti ben 3.500 erano da un euro. E poi ci sono i biglietti a 50 cent emessi qualche mese fa per il live di Elisa a Firenze, quelli da un euro per Loredana Bertè all’Alcatraz di Milano, eccetera, eccetera.

Un caso o una pratica diffusa anche negli ultimi anni nonostante le rassicurazioni di Spera? Chiederlo alla Siae, la società a tutela del diritto d’autore che fa pure da esattore dell’Iva sui biglietti per lo Stato, non porta a molto visto che si ottiene solo un dato super aggregato: in tutti i concerti organizzati in Italia nel 2016 gli ingressi a prezzo intero sono stati l’85,27%, quelli omaggio il 4,29% e quelli a prezzo ridotto il 10,44%. Impossibile sapere quanti di questo 10,44% siano a prezzo ridottissimo, praticamente gratis: “Siae – rispondono dalla società – non può dare, al momento, una suddivisione tra ‘biglietti ridotti veri e propri’ e ‘biglietti a prezzo irrisorio’: ciò, infatti, comporterebbe una pesantissima elaborazione dati per valutare le caratteristiche (biglietti/abbonamenti interi per settore, categorie di biglietti/abbonamenti ridotti per settore, biglietti/abbonamenti omaggio per settore) degli oltre 251 milioni di biglietti emessi nel 2016 dai quasi 100.000 organizzatori operanti in circa 118.000 punti di spettacolo in Italia”. Inutile cercare di diminuire la fatica della Siae, domandando il numero aggregato di biglietti omaggio e a prezzi irrisori emessi, chessò, nei top 10 concerti degli ultimi tre mesi. Figurarsi a chiedere di vedere i modelli C1 relativi a un singolo concerto: “Contengono dati fiscali e tributari sensibili degli organizzatori – spiega il direttore generale Gaetano Blandini -. Noi possiamo darli solo all’Agenzia delle entrate o a un magistrato”.

Da promoter e Assomusica un muro di gomma

Allora, per avere i dati spacchettati, non resta che rivolgersi direttamente agli organizzatori. Per questo ilfattoquotidiano.it ha contattato sei dei maggiori promoter italiani per chiedere loro modelli C1 e numero di biglietti venduti per ogni categoria di prezzo nei concerti organizzati a giugno, luglio e agosto 2016. Ma ben cinque di loro su sei si sono rifiutati di fornire qualsiasi informazione. “Stiamo preparando proprio ora la risposta”, spiegano da Friends & Partners, società guidata da Ferdinando Salzano e controllata dalla casa discografica Warner, qualche giorno dopo l’invio dell’email con la richiesta di informazioni. Aspettiamo allora, ché tra i live organizzati da F&P la scorsa estate ci sono proprio dei sold out auto proclamati, come quelli della Pausini. Ma passata qualche settimana da quel “proprio ora”, nessuna comunicazione è arrivata e nessuno si fa più trovare, né via email né al telefono. Oltre che controllare F&P, Warner è proprietaria al 100% di Vivo Concerti, la società che sotto la gestione dell’ex amministratore delegato Corrado Rizzotto è finita insieme a Live Nation nello scandalo del secondary ticketing. Clemente Zard, nuovo ad da ottobre, all’inizio risponde con disponibilità alla richiesta de ilfatto.it: ok a mostrare tutti i dati che volete, ma a partire dalla nuova gestione. Meglio di nulla, anche perché è l’occasione per vederci chiaro sul sold out dei Thegiornalisti, dopo che il loro concerto di maggio al Forum s’è tirato dietro più di una polemica. E invece no. Dopo qualche giorno arriva un’email dallo staff di Zard: “Vivo Concerti ha deciso di raccogliere l’invito di Assomusica, che ha suggerito a tutti gli associati di non divulgare dati sensibili inerenti alla biglietteria e alle sue economie. Assomusica ha infatti valutato di istituire un nuovo meccanismo per la comunicazione dei dati dei singoli organizzatori e associati. Per i dati e le info richieste è opportuno rivolgersi direttamente ad Assomusica”.

Ed ecco Trident, che tra i suoi big conta Jovanotti ed Eros Ramazzotti: “In merito alla richiesta di informazioni, potete fare riferimento ad Assomusica che, in qualità di associazione di categoria, ha preso in carico la questione e sta elaborando un sistema di pubblicazione centralizzato dei dati di affluenza basato sui C1”. A un certo punto la linea diventa questa per tutti: “Se ne sta occupando Assomusica”, risponde dopo l’ultima richiesta di riscontro Claudio Trotta di Barley Arts, il promoter che con il suo esposto su un concerto di Bruce Springsteen ha fatto partire le indagini sul bagarinaggio online ancor prima che il servizio delle Iene cogliesse in fallo Live Nation. Nessuna risposta neppure da D’Alessandro e Galli, nonostante una prima disponibilità annunciata al telefono da Mimmo D’Alessandro in persona: “Sono famoso per essere quello che non dà biglietti omaggio. Non ho problemi a fare chiarezza in qualsiasi modo, sono per la totale trasparenza. Ma per correttezza chiamo prima il presidente di Assomusica Vincenzo Spera e mi confronto con lui”. E dopo il confronto, più nulla.

Proviamo allora a sentire di nuovo Spera di Assomusica. Pubblicherete, come sembrano sostenere i promoter, il numero dei biglietti venduti divisi per categoria di prezzo per ogni singolo concerto? E da quando? Due domande piuttosto chiare, ma che in una telefonata lunga e accesa non riescono ad avere una risposta altrettanto chiara. Meglio riproporre le stesse domande via email. Silenzio.

Così, l’unica dei sei promoter a mostrare i sui C1 a ilfatto.it è Live Nation, sospesa per cinque anni da Assomusica in seguito al caso secondary ticketing. In un incontro nei suoi uffici milanesi, l’amministratore delegato Roberto De Luca mette sul tavolo i documenti relativi a 21 concerti, “quelli – spiega – organizzati direttamente da Live Nation nel periodo giugno-agosto 2016”. Tra gli altri, ci sono quattro live di Vasco Rossi e concerti dei Massive Attack, Duran Duran, Rihanna, Robert Plant, Beyoncé e Max Pezzali. Negli elenchi mostrati ci sono 313 biglietti a 1 euro emessi per il live dei Massive Attack a Firenze (“biglietti il cui ricavato è stato devoluto in beneficenza”), che si aggiungono a 68 omaggi su un totale di 5.886 biglietti emessi, con una capienza totale di circa 12mila posti. E, da notare, poco altro: come i 1.100 biglietti a 10 euro per gli eventi a San Siro e circa 300 allo stesso prezzo ridotto per l’Olimpico di Roma, “in virtù dei contratti con i gestori degli stadi” spiega De Luca. Quando a luglio al Pala Alpitour di Torino capita che gli spalti non siano pienissimi per una data aggiunta all’ultimo di Rihanna, che in quei giorni ha anche un concerto a San Siro con 52.400 biglietti emessi, Live Nation “per gestire il problema estetico” fa salire il numero di biglietti omaggio (1.319 sugli 8.073 emessi, con una capienza di circa 11.500). Ma – secondo i documenti resi disponibili da De Luca – non aumenta il numero di tagliandi a prezzo irrisorio (solo un centinaio a 0,50 per gli sky box, “come da obblighi contrattuali verso la società di gestione del palazzetto”), che avrebbero garantito alcuni vantaggi fiscali e sui diritti d’autore da versare alla Siae.

Fisco e diritti d’autore
Intorno ai biglietti omaggio e a prezzo irrisorio, infatti, non ruota solo la questione dei sold out veri o presunti. Ma ruotano anche questioni fiscali e legate al diritto d’autore. I ticket omaggio, infatti, sono per legge esenti da Iva qualora siano nel limite del 5% della capienza di ogni singolo settore, dopo di che il promoter paga l’imposta al 10% sul prezzo pieno di un biglietto equivalente. Se i biglietti omaggio superano il 5%, emettere biglietti da 0,50, uno o due euro potrebbe dunque essere un modo per eludere il Fisco visto che in questo caso l’Iva si calcola in base al valore facciale del biglietto. Lo ha sottolineato l’Agenzia delle entrate quando a inizio 2014, in risposta a un quesito inviato dalla Siae, non ha escluso che l’emissione di biglietti a prezzo irrisorio “possa configurare, nella sostanza, una fattispecie di rilascio titoli omaggio-gratuiti, ovvero a prezzo inesistente”. Su un biglietto a prezzo irrisorio si pagano inoltre meno diritti d’autore che su un biglietto omaggio: il 10% al netto dell’Iva sul valore facciale, quasi niente dunque, anziché la stessa percentuale sul prezzo pieno di un posto equivalente.

Come si comporta dunque la Siae se i suoi ispettori a un concerto trovano tagliandi a prezzo irrisorio? Dalla società rispondono che i casi sono due. Se il biglietto è al di fuori di un contratto di sponsorizzazione, la cosa viene segnalata all’Agenzia delle entrate, che farà un accertamento ed eventualmente multerà l’organizzatore del concerto. Se invece i biglietti a prezzo irrisorio vengono ceduti all’interno di un contratto di sponsorizzazione, la pratica viene considerata lecita, visto che si ha la certezza che le relative imposte vengono versate. Resta il fatto che se un contratto di sponsorizzazione prevede la cessione di 1.000 biglietti a 0,50 euro, anziché 1.000 biglietti omaggio, su di loro la Siae incassa molto meno in diritti d’autore. Accettabile? “La scelta di indicare sul contratto un prezzo irrisorio o nessun prezzo a fronte dei biglietti da rilasciare allo sponsor attiene alla sfera decisionale di quest’ultimo e dell’organizzatore – risponde la società -. Siae non può entrare in tale valutazione. Deve, invece, prendere atto di quanto concordato tra le parti e valutare se ciò nasconde condotte elusive”.

Twitter: @gigi_gno

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