“Infame, da ucciderla”. L’ennesima minaccia di Vincenzo De Luca contro Rosy Bindi è andata in onda a Matrix su Canale 5 ieri sera. Il riferimento è sempre alla lista degli impresentabili in cui il governatore Pd venne inserito alla vigilia delle elezioni 2015 perché ai tempi imputato nel processo legato alla vicenda Sea Park. Nelle urne ha vinto ed è poi stato assolto, ma per il presidente quelle operazioni furono “atti di delinquenza politica” mirati per danneggiare il partito. Così davanti alle telecamere non ci ha pensato due volte e ha ripetuto la frase contro la Bindi: “Ci abbiamo rimesso tra l’1,5 e il 2 per cento di voti. Atti di delinquenza politica. E non c’entra niente la moralità, era tutto un attacco al governo Renzi. Le solite puttanate“. Minacce talmente pesanti, anche per i toni a cui De Luca ha abituato i suoi e gli avversari, da costringere tutto il partito a correre a voltargli le spalle all’improvviso. In serata è arrivata la condanna anche da parte del premier Matteo Renzi, che al Tg1 ha sottolineato che le parole di De Luca “sono totalmente inaccettabili”, primi di esprimere “solidarietà piena” a Rosy Bindi. Prima del segretario, però, era stato tutto lo stato maggiore dei democratici ad attaccare il governatore della Campania: “Si dia una calmata e chieda scusa”, si sono affrettati a dichiarare Orfini, Guerini e Serracchiani. Dietro di loro tutto il Parlamento e la seconda carica dello Stato: “Non pensavo che spostandomi in politica avrei sentito parole che sentivo da procuratore antimafia”, ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso. Poi a seguire Laura Boldrini e lo scrittore Roberto Saviano che su Facebook ha scritto: “Parole volgari e mafiose”. A lanciare un messaggio d’allarme anche Don Luigi Ciotti che ha deciso di parlare a nome dell’associazione Libera: “E’ una persona incompatibile con un’etica pubblica e arrogante al punto da offendere chi ha messo la sua competenza e passione civile e politica al servizio del Paese”, ha detto. Nel gruppo ci si è messo pure il ministro Angelino Alfano: “Certe parole non devono scappare nemmeno nei fuori onda. Il presidente De Luca si scusi e la chiuda al più presto possibile”. Al coro di solidarietà la Bindi ha replicato con un Tweet e una sola frase: “Grazie a tutte e tutti. Mi ha fatto bene”.

A poco è servita la controreplica del diretto interessato, che ha diramato una nota in cui ha parlato di “delinquenza giornalistica” e ribadito il suo rispetto per la Bindi. Matrix, a suo dire, gli avrebbe quasi estorto quelle dichiarazioni, motivo per cui sta valutando se querelare o meno la trasmissione di Canale 5 per violazione della privacy. Il conduttore Nicola Porro ha smentito la ricostruzione: “Intervista era concordata”. Il governatore ed ex sindaco di Salerno interpellato come “esempio italiano di politicamente scorretto” nel corso del colloquio registrato ha attaccato la presidente della commissione Antimafia per essere stato inserito tra gli impresentabili nel 2015. Nonostante le accuse del democratico, la decisione non fu “personale”, ma in linea con quanto previsto dal codice etico approvato dall’organo parlamentare nel 2014 (pure con i voti dem). De Luca è stato poi assolto e ha prima querelato la Bindi, poi l’ha minacciata più volte in varie interviste.

Non è però la prima volta che De Luca se la prende con la Bindi. “Sul piano politico infame e sul piano costituzionale eversiva”, disse nel 2015. Poi: “Per me non conta la vittoria, ma far ringoiare le cose ignobili che sono state dette su di me”. A “Otto e mezzo” su La7 a fine ottobre di un anno fa definì la presidente Antimafia “impresentabile in tutti i sensi”. Tra l’altro non è la prima volta che il governatore dem rievoca la morte per gli avversari politici: “Di Maio, Dibba, Fico? Tre mezze pippe, falsi come Giuda. Che vi possano ammazzare tutti”, aveva detto subito dopo le elezioni amministrative della primavera scorsa.

Per la prima volta il Pd scarica De Luca. Grasso: “Parole che sentii da procuratore Antimafia”
Se alla vigilia delle elezioni regionali 2015 i renziani avevano difeso il governatore (e Matteo Renzi in persona aveva detto: “Non si usi l’Antimafia per regolare i conti interni al Pd”), ora le parole di De Luca hanno portato il partito a difendere compatti la collega a guida della commissione Antimafia. “Si dia una calmata”, ha scritto su Twitter il presidente Pd Matteo Orfini. Così anche il vicesegretario dem Lorenzo Guerini: “Parole inaccettabili quelle espresse su Rosy Bindi, alla quale va la nostra piena solidarietà. Nessuna polemica politica, per quanto aspra, o nessuna decisione, per quanto controversa, giustificano espressioni come quelle riportate dai mezzi di informazione”. La collega Debora Serracchiani: “Si scusi”. Una condanna pesante è arrivata dal presidente del Senato Pietro Grasso: “Non pensavo”, ha detto a Rainews, “che spostandomi in politica avrei sentito delle parole che ero abituato a sentire quando ero procuratore antimafia. Certe cose un rappresentante delle istituzioni non deve pensarle né dirle. De Luca chieda scusa alla Bindi e smetta di imitare Crozza. Non pensi di costruire consenso e simpatia ma solo una rappresentazione di irresponsabilità e arroganza”.

Per la politica si è schierata anche la presidente della Camera Laura Boldrini: “Piena solidarietà alla presidente dell’Antimafia per le inaccettabili parole pronunciate da Vincenzo De Luca #iostoconRosyBindi”, ha scritto su Twitter. Poi a seguire i nemici giurati di De Luca, dai 5 stelle a Miguel Gotor. “Ricordo”, ha scritto in rete il deputato M5s Alessandro Di Battista, “che se passassero le riforme Renzi-Boschi-Verdini uno come De Luca potrebbe diventare senatore e avrebbe l’immunità”. Il senatore dem, in passato bersaglio di un attacco di De Luca ha invece scritto: “All’ultima lezione di tango avevo consigliato a De Luca di non bere…Ma è più forte di lui, ormai prigioniero del suo personaggetto”.

Non solo la politica ha scelto di condannare le frasi del governatore, ma anche il mondo della cultura e delle associazioni. Lo scrittore Roberto Saviano su Facebook ha preso posizione: “Parole volgari e mafiose rivolte dal governatore della Campania Vincenzo De Luca a Rosy Bindi. Insopportabile questa politica da sceriffo e irresponsabile De Luca nel non dare minimamente peso alle bestialità che ogni volta dice”. Stesso tono per Don Luigi Ciotti che si è espresso a nome di Libera: “Parole gravi di disprezzo. Resta l’inquietudine per l’ennesima conferma di come a vari livelli l’amministrazione del bene comune si relazioni a persone incompatibili con un’etica pubblica e arroganti al punto da offendere chi ha messo la sua competenza e passione civile e politica al servizio del Paese. A nome di Libera esprimo al Presidente Bindi non una solidarietà di circostanza, ma vicinanza, corresponsabilità e tanta gratitudine”, conclude la dichiarazione.

De Luca contro Matrix: “Ennesimo atto di delinquenza giornalistica. Riconfermo mio rispetto per Bindi”
De Luca dopo qualche ora ha diramato una nota, dove se la prende con la trasmissione e nega di aver rilasciato un’intervista sulla Bindi: “Ci ritroviamo di fronte all’ennesimo atto di delinquenza giornalistica. Chiarisco che nell’intervista che ieri ho rilasciato a Matrix nessuna domanda, e tantomeno alcuna risposta, ha riguardato l’onorevole Bindi”. L’ex sindaco di Salerno, tuttavia, ha fornito la sua versione dei fatti: “Al termine della stessa intervista, il giornalista ha tirato fuori il suo tablet chiedendomi, mentre gli operatori smontavano i cavalletti delle telecamere, se poteva mostrarmi quanto aveva affermato in una precedente trasmissione l’ospite Vittorio Sgarbi sull’onorevole Bindi. Abbiamo parlato di Sgarbi, e commentato insieme, sorridendo e facendo battute, quel video che non conoscevo”. E ha quindi annunciato l’ipotesi di sporgere querela: “Verificheremo con l’ufficio legale gli estremi della querela a fronte di una evidente violazione della privacy e violenza privata esercitata. Un ennesimo episodio di scorrettezza professionale e di inciviltà. Per il resto, la vicenda, grave, di un anno fa è chiusa. Non c’era e non c’è alcun problema con l’onorevole Bindi nei cui confronti, al di là di ogni differenza politica, riconfermo il mio rispetto oltre ogni volgare strumentalizzazione“.

Matrix intervista De Luca: “Politicamente scorretto come Trump?” – De Luca è stato intervistato da Matrix come esempio di “politicamente scorretto” in Italia. Il giornalista ha iniziato il dialogo paragonando il governatore al neoeletto presidente della Repubblica Usa Donald Trump: “Sono io un po’ difettato politicamente ed esteticamente, ma al livello di Trump non ci arrivo”, ha replicato De Luca. “Io ancora non ho capito cosa si mette in testa, se è un nido di quaglia o di cinciallegra o di plastica. Però l’America non ci fa annoiare diciamo. Hanno votato per Trump anche molte donne questo vuol dire che la gente normale ragione su come si vive nella vita reale non come si finge di vivere. Ma l’Italia è un Paese dove due cose non moriranno mai la corporazione e il gesuitismo, il fariseismo, la finta morale, la doppiezza. Queste due cose sono ineliminabili”. E sul leader del Carroccio Matteo Salvini ha detto: “Quando lo vedo mi tocco i coglioni perché porta pure male”.

Perché De Luca finì tra gli impresentabili alla vigilia delle elezioni regionali del 2014 – La dichiarazione su Rosy Bindi è stata pronunciata da De Luca in puntata a commento della battuta di Vittorio Sgarbi: “Trump sta a De Luca come Hillary Clinton sta a Rosy Bindi”. Il governatore però venne inserito nella lista degli impresentabili insieme ad altri 15 candidati, sulla base delle norme del codice etico approvato nel 2014 dalla commissione Antimafia. Questo prevede che per essere indicati come tali non serve una condanna, tantomeno definitiva: basta essere stati rinviati a giudizio oppure essere stati sottoposti a misure di prevenzione personali o patrimoniali. De Luca nel 2014 risultava imputato con altri 46 accusati a vario titolo nel processo ex Ideal Standard per associazione per delinquere, concussione e truffa. Lo stesso De Luca, che più volte nel corso degli anni ha commentato la vicenda, ha rinunciato alla prescrizione “relativamente ai delitti per i quali era maturato il relativo decorso”. Il 29 settembre il governatore è stato assolto “perché il fatto non sussiste” dalle accuse legate alla vicenda del Sea Park, il parco marino mai realizzato a Salerno, processo per il quale l’Antimafia inserì il suo nome tra i cosiddetti ‘impresentabili’. “Esprimo piena soddisfazione e rispetto per la magistratura. Era questa la vicenda per cui una avventurosa parlamentare ci aveva presentato come ‘impresentabili’. Oggi ci presentiamo a testa alta”, scrisse dopo l’assoluzione su Twitter il presidente della Regione Campania.

La vicenda degli “impresentabili” segnò un grande momento di tensione nel Pd. De Luca definì “infame ed eversiva” l’iniziativa della collega di partito, arrivando addirittura a presentare una denuncia-querela contro di lei, poi archiviata dal gip di Roma. Secondo l’ex sindaco di Salerno, Bindi aveva “danneggiato in maniera pesante e consapevole il Pd a 24 ore da un voto importante. “Nei Paesi civili che si rispettano impresentabili sono coloro che hanno una condanna definitiva, e non quelli che stanno sullo stomaco a qualcuno”, disse. Accuse “inaccettabili” secondo la presidente dell’Antimafia, che riscosse ampia solidarietà tra i colleghi di partito e chiese l’intervento degli organi interni di garanzia del Pd: “Le accuse che ci sono state rivolte non sono un fatto personale ma toccano il cuore delle istituzioni“.

 

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