In Belgio è stata praticata l’eutanasia su un minorenne, un ragazzino di 17 anni malato terminale. È il primo caso al mondo per un paziente che ha meno di 18 anni e la procedura è stata possibile grazie a una legge approvata nel 2014. In Olanda c’è la possibilità per i maggiori di 12 anni, ma non è mai stata utilizzata da nessuno. Wim Distelmans, presidente della Commissione federale sul controllo e la valutazione della pratica, ha specificato che si tratta di un caso eccezionale. “Esistono fortunatamente pochi pazienti di questo tipo”, ha detto il professore, “ma ciò non significa che abbiamo il diritto di negare loro il diritto ad una morte dignitosa“. Alla Bbc Distelmans ha spiegato che “il minore (non si sa se fosse un ragazzo o una ragazza) soffriva di dolori fisici insopportabili. I dottori hanno usato dei sedativi per indurre il coma come parte del processo”.

L’estensione della pratica ai minori è stata introdotta in Belgio due anni fa sollevando numerose polemiche in un Paese di tradizione cattolica. L’eutanasia può essere richiesta da minori “capaci di intendere e volere”, che soffrono di una malattia in fase terminale e si trovano in una condizione fisica che non può essere alleviata. Una volta presentata la richiesta un’equipe di medici, psichiatri e psicologi valuta e analizza il caso. Fondamentale è il consenso dei genitori.

Il caso ha riaperto il dibattito in tutta Europa e soprattutto in Italia dove le proposte di legge su eutanasia e testamento biologico sono bloccate da anni in Parlamento. A condannare l’episodio è stato il presidente della Cei Angelo Bagnasco: “La notizia ci addolora e ci preoccupa: la vita è sacra e deve essere accolta, sempre, anche quando questo richiede un grande impegno”. Il caso, ha detto il cardinale: “Ci addolora come cristiani ma ci addolora anche come persone. Tutte le persone che credono nella sacralità della vita, tutte, non solo i credenti ma anche chi dà un valore alla vita in senso laico diano testimonianza concreta di questo, di amore verso la vita”. Il presidente dei vescovi italiani ha ribadito anche che “la vita deve essere accolta, sempre, anche quando questo richiede un grande impegno“. Della stessa opinione anche l’ex ministro e presidente dei deputati di Area Popolare Maurizio Lupi che ha twittato: “Eutanasia per un bambino in Belgio. Erode è tornato, strage degli innocenti”.

Alberto Gambino, presidente dell’Associazione Scienza e Vita, ha commentato il caso belga sostenendo che “dire che sia il minore a fare la scelta è un’autentica finzione, si tratta piuttosto di attribuire a un adulto di deciderne la vita o la morte. Un soggetto minorenne non avrebbe neanche la maturità per compiere queste scelte estreme. Si sta facendo passare un principio che maschera la libertà, una ‘libertà estrema’ che va contro la propria vita e per di più che è esercitata da un altro soggetto”. Di conseguenza “il diritto all’eutanasia del bambino, altro non significa che attribuire ad un adulto il potere di vita e di morte su un minorenne”.

Sul fronte opposto c’è invece chi chiede che l’Italia riempia la lacuna legislativa sul tema e “non volti le spalle” ai cittadini che soffrono. “La notizia del Belgio non dovrebbe stupire”, ha commentato Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell’Istituto Coscioni, “lo Stato, in questo caso il Belgio, ha rispettato la volontà di un suo cittadino”. Secondo Mina Welby e il presidente dei Radicali Marco Cappato che parlano a nome dell’Associazione Luca Coscioni il Belgio “è il primo Paese al mondo a non girare la testa dall’altra parte di fronte alle condizioni di sofferenza insopportabile che possono colpire anche persone minori”. E di fronte alle perplessità di alcuni, replicano: “Le regole belghe forniscono sufficienti garanzie per prevenire abusi e sopraffazioni del tipo di quelli che accadono nella clandestinità alla quale condannano leggi come quelle italiane”. Il timore ora è che l’episodio possa influenzare il dibattito politico: “Purtroppo in Italia i media, incluso il servizio pubblico radiotelevisivo, affrontano la questione solo per inseguire i casi di cronaca. Si fa finta di non sapere che l’eutanasia clandestina è una realtà praticata anche sui minori, rispetto alla quale il Belgio è stato il primo Paese al mondo ad avere il coraggio di porre regole a garanzia dei malati, delle loro famiglie e dei medici. Purtroppo, il caso di oggi sarà certamente usato come spauracchio per evitare una assunzione di responsabilità della politica italiana e continuare a girare la testa dall’altra parte”.

Cappato ha anche lanciato un appello perché il Parlamento inizi a discutere i provvedimenti sull’argomento: “Per l’eutanasia sono passati tre anni dal deposito della nostra legge di iniziativa popolare, sostenuta dalle firme cartacee di 67.000 cittadini e dal sostegno online oltre 300.000 persone. Sul testamento biologico la discussione è avviata in Commissione affari sociali, ma l’eutanasia è stata subito bloccata in Commissione congiunta Giustizia e Affari Sociali”. Il 16 settembre scorso gli iscritti del Movimento 5 stelle hanno dato il via libera a entrambi i provvedimenti, un segno che fa aumentare i numeri del fronte dei favorevoli: “Mi auguro”, ha concluso Cappato, “che la votazione interna dia una spinta ai Parlamentari del M5s per impedire che i due provvedimenti rimangano intrappolati nelle sabbie mobili del Parlamento e per ottenere un vero dibattito”.

Parere negativo in merito a quanto successo in Belgio è arrivato dal presidente del Comitato nazionale di bioetica italiano Lorenzo D’Avack: “Sono assolutamente contrario all’idea di eutanasia per i minori”, ha detto l’ordinario di Filosofia del diritto dell’Università di Roma Tre. “Si può discutere di quella degli adulti, che con determinate garanzie può anche essere ammissibile, ma le circostanze sono diverse. Oggi abbiamo strumenti per alleviare il dolore dei bambini, fino ad arrivare alle cure palliative e alla stessa sedazione profonda, oggetto di un parere del Cnb appena espresso che la ammette anche nei minori e che precisa che questa pratica medica un’altra cosa rispetto all’eutanasia. Questo documento è stato molto apprezzato dagli stessi medici, proprio perché risolve il dubbio se la sedazione profonda sia o meno paragonabile all’eutanasia”. In generale, ha sottolineato il presidente, il problema del fine vita in Italia deve essere comunque più regolato. “Noi siamo incredibilmente in ritardo sul fronte del fine vita, ci sono progetti di legge in discussione da anni ma non abbiamo risolto il problema con una normativa chiara”.

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