Le misure straordinarie di politica monetaria delle banche centrali non sono sufficienti per spingere la crescita. Per questo le maggiori economie mondiali sono pronte a “usare tutti gli strumenti monetari, di bilancio e strutturali” a sostegno della ripresa. Che è però messa e rischio dallo spettro della Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, e dalla crisi dei migranti. Sono le conclusioni dei ministri delle Finanze e dei governatori del G20 riuniti a Shanghai. Il comunicato finale, che non fa alcun riferimento al rallentamento della Cina, è cauto e sembra riflettere un compromesso tra le richieste del Fondo monetario internazionale, che pochi giorni fa ha auspicato ”un’azione forte a sostegno della crescita e per contenere i rischi” legati a rifugiati e terrorismo, e l’opposizione della Germania a nuove misure di stimolo fiscale. “Le speranze degli investitori in azioni politiche coordinate si sono rivelate pura fantasia“, ha commentato parlando con l’agenzia Bloomberg David Loevinger, ex coordinatore delle relazioni con la Cina per il Tesoro americano e oggi analista del gestore Twc. “Ogni Paese pensa a se stesso”.

Il falco tedesco Wolfgang Schaeuble prima del vertice aveva avvertito ancora una volta che la crescita alimentata dal debito, dal suo punto di vista, crea “economie zombie“. No ad allentare i vincoli di bilancio con il pretesto dei timori di una nuova recessione, dunque. Del resto, ha commentato uscendo dalla riunione, i dati economici “sono migliori di quanto suggerisca la volatilità” dei mercati degli ultimi mesi e non c’è motivo per parlare di una crisi. Servono al massimo “misure di breve termine”, ha sostenuto.

Sullo sfondo restano comunque i timori per una ripresa che resta “irregolare e al di sotto delle ambizioni per una crescita forte, sostenibile ed equilibrata”, come si legge nel comunicato finale. I ministri finanziari e i governatori delle banche centrali ritengono che “un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea, a seguito del referendum del 23 giugno, può rappresentare uno dei potenziali shock che pesano sull’economia globale”. E anche la crisi dei rifugiati e dei migranti è un rischio per l’economia e declassa le prospettive globali di crescita. Di conseguenza i membri del G20 hanno confermato l’impegno a non effettuare svalutazioni competitive – come quelle decise a sorpresa dalla Cina la scorsa estate – e a una stretta collaborazione sulle politiche valutarie. Il G20 utilizzerà le leve della politica monetaria, di bilancio e le riforme strutturali per sostenere la crescita, conclude il comunicato.

 

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