Alle 16.58, in via D’Amelio, è calato il silenzio. Un minuto di raccoglimento in ricordo della strage di mafia che il 19 luglio 1992 causò la morte del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un silenzio sottolineato poi dal suono della tromba, accompagnato dal gesto delle agende rosse alzate al cielo. Un gesto dal forte valore simbolico, come ricordato da Antonio Ingroia, sostituto procuratore a Palermo all’epoca della strage: “L’agenda rossa è uno dei tanti buchi neri che ci sono intorno a questa storia. L’agenda rossa è esistita ed è sicuramente lo scrigno nel quale Paolo Borsellino aveva costruito verità imbarazzanti, difficili e incofessabili che aveva acquisito in quei giorni e che sarebbero la chiave della verità sulla sua morte”.

Palermo ha ucciso suo figlio che invece l’amava tanto, del resto questa città ha scannato tanti suoi figli”, ha detto Salvatore Borsellino ricordando il sacrificio del fratello Paolo, aggiungendo poi: “La mafia può essere sconfitta solo se la si combatte insieme. E anche lo Stato deve unirsi in questa lotta. Non si può pensare che non si trovi un latitante per oltre vent’anni, come già successo a Provenzano o Riina e come ora succede con Messina Denaro. Solo combattendo uniti si sconfiggerà la mafia ottenendo verità e giustizia”. 

Alle celebrazioni per questo 23esimo anniversario sono arrivati anche i pm Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia, magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia, e il sindaco di Messina, Renato Accorinti. Mentre sul palco della manifestazione si alternano le testimonianze dei familiari delle vittime di mafia e le lettere lette dai poliziotti del Siap del reparto scorte e della squadra mobile, idealmente indirizzate ai colleghi uccisi dalle stragi di mafia. 

“Veniamo in via D’Amelio perché quell’esplosione non ha sbarrato le porte alla vita, ma alla mafia e perché qui il sangue innocente ha reso prezioso il sangue di tutti”, commenta Luigi Lombardo, segretario provinciale del Siap (sindacato italiano appartenenti polizia). A questi “fratelli, padri, madri e sorelle sono dedicate le lettere e le magliette che indossiamo simbolicamente” dicono i loro colleghi presenti in Via D’Amelio. Qualcuno di loro ha trattenuto le lacrime a stento nei momenti di grande commozione che hanno accompagnato le celebrazioni. A intervenire sono anche Luciano Traina e Brizio Montinaro, fratelli degli agenti Claudio Traina e Antonio Montinaro uccisi, rispettivamente, nelle stragi di via D’Amelio e Capaci.

Tra le voci che si sono alternate in questa giornata di commemorazione, anche quella del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Questo 19 luglio verrà ricordato come momento rafforzamento della lotta alla mafia e del rifiuto della antimafia di facciata. Non abbiamo bisogno di cicale ma di formiche”.

E per qualche minuto il silenzio è calato anche sul fiume di polemiche che quest’anno ha accompagnato la commemorazione.

In serata si è rinnovato anche l’appuntamento con la fiaccolata in memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta. Il corteo aperto dallo striscione con la scritta “Spazziamo via la mafia dall’antimafia” è partito da piazza Vittorio Veneto diretto a via D’Amelio. La fiaccolata è stata promossa dal Forum XIX luglio e da Comunità 92, hanno aderito oltre 40 sigle tra associazioni e movimenti e diverse istituzioni tra cui il Comune di Palermo.

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