A scorrere i dati relativi al numero di visitatori registrati ad agosto non si può che essere più che soddisfatti. Il +12%, corrispondente a +38mila visitatori, costituisce il dato più positivo dell’intera Campania. Non solo. La domus di Cornelia, quella di Marco Lucrezio e, ancora, quella di Apollo, e poi quella dell’Ara Massima tornate fruibili, insieme a molte altre. Il dissequestro predisposto dalla procura di Torre Annunziata del Teatro Grande, che dovrà trasformarsi nell’Arena di Verona del Sud. Luogo destinato a diventare palcoscenico di grandi rappresentazioni teatrali e di musica alta. Come l’Orestiade, messa in scena nel giugno scorso dall’Inda di Siracusa. “La Bohème” e la “Carmen”, eseguite il 18 e 20 settembre dall’Orchestra del Bellini di Catania e da quella del Balletto del Sud. Ma il piano di rilancio predisposto dalla Soprintendenza speciale di Pompei, Ercolano e Stabia non si esaurisce qui. C’è la mostra “Pompei, dalla natura alla storia” che dovrebbe tenersi a Napoli nel 2015 e poi all’estero.

E Pompei sarà presente con un affresco e il celebre “Vaso blu” anche nella mostra di Palazzo Reale di Milano dedicata al Paesaggio. Un evento programmato come supporto culturale a Expo 2015. Iniziative che fanno, per così dire, da cornice ai lavori connessi al Grande Progetto Pompei, cofinanziato nel marzo 2012 con fondi Ue. Lavori che però continuano ad andare a rilento, con quasi i due terzi delle gare ancora da aggiudicare. Insomma rimane molto da fare. Per di più in fretta. Per questo motivo nel decreto Cultura sono state previste deroghe al codice appalti, nell’ottica dello snellimento delle procedure di affidamento.

Ci sono poi le piccole-grandi-notizie di segno opposto. Come quella dello scooter parcheggiato all’interno dell’area archeologica nello scorso aprile. Oppure quella del progetto di un percorso per portatori di handicap. Così come quella del furto di parte dell’affresco della domus di Apollo e Artemide il marzo scorso. Oppure quella, recentissima, della realizzazione di un sito nel quale poter seguire quel che si sta facendo all’interno dell’area archeologica. Comprese le risorse impegnate e da impegnare.

Sembrerebbe insomma che, nonostante le preoccupanti lentezze,  l’area archeologica “funzioni”. Nonostante furti e disservizi, la città antica non solo mantenga il suo appeal, ma anzi lo accresca. Producendo ricchezza anche sul paese moderno. In realtà non è così. La mancanza di servizi, anche per l’accoglienza, l’abusivismo edilizio e l’assenza di politiche turistiche capaci di costruire percorsi allargati anche a siti non lontani dall’area archeologica, impediscono che il centro moderno abbia un indotto. La Merryl Lynch ha calcolato che l’indotto prodotto dagli scavi è il 5% del suo potenziale. Insomma il problema è “dentro” gli scavi. Ma anche fuori. Perché un sito archeologico possa essere realmente attrattivo è necessario che anche il territorio e/o il centro urbano di riferimento lo sia. Come dimostra Ercolano. Dove, infatti, è stato recentemente deciso l’ampliamento del parco archeologico. Come? Scavando in un’area, quella di via Mare, limitrofa a alla città antica, dove esistono immobili fatiscenti. Così la riqualificazione del centro moderno passa anche per un’operazione “archeologica”. A Pompei queste politiche continuano a mancare.

Nel gennaio del 2013 i carabinieri hanno scoperto tre villette costruite senza autorizzazione proprio a ridosso degli scavi.  Mentre nei primi sette mesi del 2014 gli immobili realizzati abusivamente sul più vasto centro moderno assommano a 51. La ricettività poi. Pompei continua a contare appena 1.100 posti letto. Pochi gli hotel che rispondano agli standard richiesti. Anche se tra i più convenienti, in assoluto. Tante le strutture chiuse, anche in aree strategiche, come Piazza Esedra. Con un caso limite. Quello dell’Albergo del Rosario, proprietà della Chiesa e chiuso da molto tempo, fornito di circa 400 stanze. Tre anni fa fu lanciato dall’Unione Industriale di Napoli un progetto di riqualificazione in chiave turistica dell’area extra moenia degli scavi. Progetto non raccolto. Così continua a sussistere una barriera che impedisce che il flusso di visitatori dell’area archeologica si spostino nel centro moderno. Permettendo di amplificare i benefici di quelle affluenze record. Anche al Mibact potrebbero essersi accorti che bisogna intervenire lì. “Una parte dei fondi europei per il Progetto Pompei è riservata proprio per l’area circostante gli scavi. Lavoreremo su tutto il territorio per combattere il turismo mordi e fuggi”, ha affermato il ministro Franceschini.

“La seconda morte di Pompei”, come titolava un articolo sul quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ai primi di luglio dello scorso anno, è tutt’altro che scongiurata. Nonostante progetti, mostre e proclami. Forse anche perché la soluzione ai problemi non è solo dentro l’area archeologica.  

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