Ricordare nelle scuole, lo sterminio degli ebrei, solo il 27 gennaio non serve. La commemorazione è il funerale della memoria. L’allarme arriva dal seminario “Insegnare oggi la Shoah” promosso nei giorni scorsi al memoriale Binario 21 a Milano dall’associazione “Figli della Shoah” e dal Centro di documentazione ebraica contemporanea. Gli esperti intervenuti hanno bocciato i manuali delle secondarie di primo e secondo grado considerati “per lo più reticenti”.

La scuola italiana, dopo aver costretto con la riforma Berlinguer nel 1996 a rivedere tutti i manuali, sembra aver recintato la memoria di quella drammatica vicenda, alla giornata del 27 gennaio, lasciando ai lacunosi testi il compito di ricostruire dei passaggi storici complessi. “La storia del genocidio ebraico – ha spiegato Francesca Costantini – non viene collegata all’antigiudaismo cristiano, né viene inserita all’interno dell’antisemitismo laico, che si sviluppa con la critica della modernità e l’insorgere del nazionalismo. Per quanto riguarda le leggi razziste antiebraiche del ’38 in Italia, generalmente i manuali delle scuole secondarie di primo e secondo grado le attribuiscono alla sudditanza di Mussolini nei confronti di Hitler, sostenendo che per l’Italia si tratta di un fenomeno marginale”.

Siamo di fronte ad un oscurantismo che non dovrebbe esistere nel 2013. Secondo Alessandra Minerbi manca una visione d’insieme dello sterminio ed appare inquietante e grave che lo spazio dedicato alle leggi razziali italiane e alla deportazione dall’Italia sia marginale.

Dall’altro canto basta prendere in mano un testo delle scuole medie e superiori per scoprire che il capitolo dedicato alla Germania nazista parla del crescente antisemitismo, delle leggi di Norimberga, della notte dei cristalli, ma raramente si coglie una linea di continuità con quanto avvenne poi durante la guerra quasi si trattasse di due fasi non collegate. Le leggi razziali non vengono mai citate nei sommari. Non solo: anche dal punto di vista iconografico le immagini sono sempre le stesse.

Provate a chiedere notizie delle leggi razziali in Italia a dei ragazzini di 12,13 anni: spesso fanno ancora confusione tra i campi di concentramento e i campi di sterminio. Ma ancor più, provate a chiedere che strumenti usano i docenti per insegnare ai giovani la Shoah.

Abbiamo bisogno di formare i formatori su questo tema. Non abbiamo bisogno di generazioni che studiano la Shoah solo perché obbligati dall’insegnante senza sapere a che serve oggi ripercorrere quella drammatica stagione. Dobbiamo uscire dalle nostre aule e ad andare in quei luoghi, come il Binario 21 da dove sono partiti quindici convogli verso i campi di sterminio, perché quegli spazi sacri della nostra storia fanno parte delle nostre città.La memoria della Shoah, dello sterminio degli ebrei ma anche degli omosessuali, dei prigionieri politici, dei diversamente abili e del popolo rom, dev’essere viva, vissuta nella quotidianità delle nostre lezioni.

Forse il 27 gennaio non serve più. Forse dovremmo iniziare ad abolire le giornate della memoria con le quali molti docenti si puliscono la coscienza e scrivono sulle programmazioni: fatta! 

Articolo Precedente

Scuola, spending review: “Tagli a docenti di sostegno”. Ma il Miur dice il contrario

next
Articolo Successivo

Legge di stabilità, tagli per gli specializzandi in medicina

next