Parlare di mafia, creare un gruppo su facebook contro la mafia e ricordare le parole di Falcone e Borsellino può essere pericoloso.
Non perché puoi subire aggressioni fisiche, ma perché puoi essere querelato da un’intera amministrazione Comunale, con l’accusa di aver infangato il nome del tuo Paese.
Aver fatto il proprio dovere di Consigliere Comunale di opposizione, chiedendo informazioni al Ministro dell’Interno, sui motivi della presenza di un boss mafioso nel proprio territorio, ha scatenato una serie di pesanti accuse e calunnie, tutte contenute in una querela firmata da tutti i componenti l’Amministrazione Comunale di Golfo Aranci.

Era esattamente il primo luglio dell’anno scorso. La mattina presto leggevo incredulo sulla cronaca regionale della Nuova Sardegna, che l’intera amministrazione comunale di Golfo Aranci mi aveva querelato per diffamazione aggravata. Mai potevo pensare che facendo il mio semplice dovere di consigliere comunale di opposizione, potessi finire iscritto nel registro degli indagati.

Il motivo della querela?…Avevo osato segnalare al Ministro degli Interni la presenza, nel territorio comunale di Golfo Aranci, di un imprenditore arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Il boss mafioso, condannato nell’ottobre 2012 a dieci anni di reclusione con rito abbreviato, aveva lavorato per conto del Comune sin dalla data del 2005, quando vinse un appalto di circa mezzo milione di euro. Dal 2005 al 2011 l’imprenditore Salvatore Costanza lavorò per l’amministrazione comunale sia tramite appalti pubblici sia attraverso le procedure di urgenza con chiamata diretta.

Dal momento della mia segnalazione iniziò da parte dell’amministrazione comunale un fuoco incrociato di calunnie e accuse nei miei confronti. Si arrivò a dire che a causa della mia iniziativa, l’immagine turistica di Golfo Aranci sarebbe stata compromessa.

Insomma una querela che aveva tutto il sapore e l’intenzione di intimorirmi e farvi evitare di parlare  di mafia e di possibili infiltrazioni.

Le mie preoccupazioni aumentarono, quando nei primi giorni di settembre 2012, il settimanale l’Espresso pubblico un articolo con il seguente titolo: “A Golfo Aranci era come in Sicilia”. Erano le frasi di un pentito di mafia, Giuseppe Vaccaro, il quale riferiva ai Pm di Palermo le impressioni dell’amico Salvatore Costanza. Alla domanda dei Pm, perché era come in Sicilia, il Vaccaro rispose: “ perché erano facili”.

Sempre nell’articolo dell’Espresso si riferiva anche che un assessore Golfo Arancino già nel 2006 veniva fermato a Porto Rotondo dai Carabinieri in compagnia di Salvatore Costanza e due ragazze dell’est. Insomma un quadro di certo preoccupante e sul quale un normale consigliere comunale avrebbe dovuto chiedere almeno qualche spiegazione.

Dopo un intero anno, e dopo tutte le bugie dette e ridette, finalmente qualche giorno fa il Giudice delle Indagini preliminari ha ripristinato la verità. Il Giudice, ha ritenuto la querela presentata dall’intera amministrazione del tutto infondata. Querela, è bene ricordarlo, con la quale si screditava anche la lotta di Roberto Saviano contro le mafie. Infatti, in maniera spregevole venivo accusato di voler ricoprire il ruolo di piccolo Saviano Sardo.

Ora quello che più mi rende felice, fiero ed orgoglioso è un importante passaggio del provvedimento, in cui si afferma: “il Viola ha esercitato, quale amministratore pubblico, il proprio dovere di garantire la trasparenza dell’azione amministrativa agli occhi dei consociati anche mediante l’adozione di iniziative volte a rilevare illegittimità e/o illegalità nell’operato di altri amministratori soprattutto se questi appartengano allo stesso organo del quale egli fa parte, per esservi stato, come i primi, eletto dai cittadini, ai quali va sempre riconosciuto il diritto di essere informati sull’andamento della gestione della res pubblica anche mediante interpellanze, critiche, diatribe, segnalazioni e quant’altro.”

Insomma, grazie al Giudice oggi possiamo dire: parlare di Mafia non solo si può, ma quando è il caso si deve.

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