Ammettiamolo: un po’ disorienta il fatto che Josefa Idem, neo ministra per le Pari opportunità, si sia fatta battere sul tempo da Angelino Alfano quanto a dichiarazioni forti e programmatiche riguardo al contrasto della violenza sulle donne

Primo perché il tema, fino a oggi derubricato a “turba di vetero-femministe rancorose”, è entrato finalmente anche nell’agenda di chi ha sostenuto che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak. Secondariamente perché Alfano è ministro degli Interni e la sua presa di posizione rende tutta la faccenda di più ampia portata superando anche le più rosee aspettative di chi conosce tempi e modi degli italici governi sulle questioni di genere.

Di fatto, il ministro dell’Interno Alfano ha fatto una dichiarazione forte, che in qualche modo risponde alle associazioni che da anni lavorano a contrasto della violenza sulle donne perché vuole portare la questione al prossimo Consiglio dei Ministri. Benvenuto!

Alfano dice: “La violenza sulle donne non resterà impunita”. Spero che non sia solo per creare aggravanti di pena tout court tipo ergastolo e similari che in realtà, visto la lentezza della giustizia italiana e gli stereotipi con cui ancora viene percepita anche da chi è nel settore giustizia non porteranno grandi risultati. Sicuramente la prevenzione che nessuno mai cita è la chiave di partenza.

“Troveremo tutti i soldi che servono per difendere le donne; non esiste un limite di spesa che possa fermare un governo che voglia difendere le donne dalle aggressioni violente”. Questa sì che è una affermazione che andrebbe a valorizzare il lavoro svolto di tante realtà sul territorio e che ha bisogno di una piano di fiducia economico. Spero che sia condivisa dal Consiglio dei ministri e non sia l’ennesimo spot elettorale fatto sulla pelle delle donne e dei diritti.

In Italia i centri antiviolenza sono circa 124, alcuni sono in rete come i 64 di Di.Re, senza contare i servizi pubblici relativi all’accoglienza, il settore sanitario, legale etc. servizi che comunque vanno finanziati in una visione integrata dell’intervento a contrasto della violenza sui territori in Italia e che coinvolge tutto il Cdm in quanto responsabilità di Stato.

“La legge contro lo stalking ha funzionato alla grande, ci sono state migliaia di denunce. Se ci sarà da irrobustirla lo faremo”. Sicuramente servirebbe una revisione anche della legge sullo stalking. Alfano dice: “Ne discuteremo nel prossimo Consiglio dei ministri, anche sulla base della proposta del ministro Josefa Idem che ha parlato della costituzione di una task force. Una rotta c’è già ed è il Piano nazionale contro la violenza sulle donne approvato nella scorsa legislatura”.

In effetti una delle richieste di Fondazione Pangea e delle altre associazioni della Convenzione NoMore è proprio quella della revisione del Piano nazionale, un piano debole e insufficiente per rispondere al fenomeno della violenza e che scade proprio quest’anno!

A questo punto la richiesta degli Stati generali che ha promosso Serena andini con l’appello di “Ferite a Morte” – che ha raggiunto migliaia di sottoscrizioni in pochissimo tempo e che tutti possono firmare – è un invito chiaro per la ministra Idem e a tutti i ministri a prendere in mano la situazione esprimendo una volontà politica chiara sin da subito, coinvolgendo immediatamente nel dialogo sul tema le associazioni di donne a partire da coloro che hanno elaborato la piattaforma di azioni e politiche per tutte le istituzioni italiane della convenzione NoMore. Per un dialogo con i ministeri interessati e nella task force del Piano di azione nazionale sulla violenza.

In questo momento in cui la società civile ha  delle risposte per favore stateci ad ascoltare.

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