“Non volevo usare espressioni colorite, ma si può dire, come si dice in queste aule, che Mills ha fatto scomparire il ‘cadavere’ e non ha mai voluto dare alcun aiuto per ritrovare il provento”, ossia quei 600mila dollari al centro dell’accusa. Lo ha detto il pm di Milano Fabio De Pasquale nel corso della requisitoria al processo Mills, in cui Silvio Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari: “Mills – ha aggiunto – non ha mai voluto raccontarla questa storia di Berlusconi e ha sempre tenuta nascosta la provvista”. L’udienza si è conclusa a metà dell’intervento dell’accusa, dopo il nuovo tentativo della difesa di prendere tempo per strappare la prescrizione, prevista tra pochi giorni.

Questa mattina, in aula, De Pasquale aveva definito “formalismo da processo di mafia” la richiesta dei difensori di Berlusconi di avere indicazioni precise su tutti gli atti utilizzabili ai fini della discussione e di disporre la lettura delle dichiarazioni di tutti quei testi non sentiti in dibattimento. Per questo il pubblico ministero ha chiesto al tribunale di bocciare quest’ultima questione posta da Piero Longo e Niccolò Ghedini: “Richieste che mi riportano a venti anni fa, ad un processo di mafia dove era stato usato questo formalismo”. De Pasquale ha poi ricordato che l’articolo del codice indicato per la richiesta è “una norma di nessuna attualità”. Stamattina erano state bocciate le richieste di Ghedini e Longo di sentire nuovi testi.

Dopo le 16, i giudici hanno dato il via alla requisitoria di De Pasquale, che è iniziata con la citazione della sentenza della Corte di Cassazione: “La sentenza con cui la Cassazione ha prosciolto per prescrizione David Mills dopo la condanna dell’avvocato inglese in primo e in secondo grado a 4 anni e mezzo di carcere non è solo il contenitore di materiale probatorio ma è una prova. Non servono espressioni colorite o passaggi brillanti, ma si deve rimanere su un piano freddo e tecnico”, ha aggiunto il pm: “Ci sono passaggi di fatto accertati definitivamente e legati alla colpevolezza di Silvio Berlusconi di cui parliamo in questo processo”. La lettera che David Mills nel febbraio 2004 inviò al suo commercialista Bob Drennan è, secondo l’accusa, “una confessione stragiudiziale”. Nella missiva l’avvocato si dice preoccupato di incorrere nelle maglie del fisco inglese per un “regalo ricevuto da Mr.B per evitargli guai con la giustizia”. Per il pm in questa lettera le parole sono “come pietre” e “non è il frutto di un estemporaneo colpo di testa”. Poi, appunto, il processo è stato aggiornato al 15 febbraio.

Le parole del pm sui “formalismi da processo di mafia” hanno subito scatenato polemiche politiche. “Non volevamo usare parole grosse, ma vediamo che i pubblici ministeri di Milano del processo Mills usano parole insultanti. Allora ricordiamo loro che il comportamento loro e del tribunale in quanto tale èquello tipico di un tribunale speciale”: così il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. “C’è un tribunale – aggiunge – che nel suo complesso deve comunque condannare Berlusconi e che per raggiungere questo obiettivo si sta mettendo sotto ai piedi i diritti della difesa, espelle testimoni dalla causa e addirittura gioca sui termini della prescrizione. Le forzature e gli strappi che stanno avvenendo a Milano sono una autentica offesa allo stato di diritto. E sarebbe opportuno che qualcuno almeno a livello di Csm desse a tutto quello che sta avvenendo una occhiata né distratta né omissiva”. Interviene sulla requisitoria anche Maurizio Paniz, capogruppo Pdl in Giunta per le Autorizzazioni che attacca: ”I giudici dovrebbero sempre apparire imparziali – ha detto-. Nel processo Mills forse lo sono ma certamente non sembrano apparire tali”.

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