La singolare battaglia sul web

“Naufraghi del lavoro, ma non dei valori della vita”*. Si legge appena entrati nell’ex centro direzionale del supercarcere dell’Asinara, isola nell’estremo Nord della Sardegna. Qui da sei mesi si sono autoreclusi i lavoratori sardi cassintegrati della Ineos Vinyls Italia dando vita alla ghandiana e singolare protesta dell’“Isola dei cassintegrati”.

Vivono con le loro famiglie e i bambini nelle celle che furono di Totò Riina e Leoluca Bagarella, ma senza aver commesso alcun reato. Tre metri per quattro, acqua non potabile, niente riscaldamento, si preparano ad affrontare l’autunno – e anche l’inverno se sarà necessario – consapevoli che quei muri pregni di umido e salsedine si bagneranno sino a divenire fradici, e sul pavimento come per incanto appariranno pozze d’acqua.

“Sopravvivere non è facile, ma è la forza d’animo che ti mantiene – ci racconta Pietro Marongiuma temiamo la stagione fredda. Quando alle cinque parte dall’isola l’ultimo traghetto non c’è che buio e silenzio. Spesso quando è cattivo tempo si rimane anche quattro o cinque giorni senza luce”. E purtroppo la loro isola non è una fiction televisiva, è vita reale, la privazione materiale che si aggiunge a quella interiore. Alla vita che rischia di perdersi quando non hai più la dignità di un lavoro, e quando come nel loro caso il lavoro si è perso anche se l’azienda poteva continuare a produrre a gonfie vele. E faceva materiale (Pvc) di ottima qualità. Allora ti brucia ancora di più e se non riesci ad accettarla non ti resta che resistere, offrire una prova, una testimonianza capace di riscattare il silenzio.

In una ventoso pomeriggio di maestrale Pietro Marongiu, Saverio Zedda, Andrea Spanu, mi raccontano tutta la loro storia, la crisi aziendale, (non ne parlerò qui, si legge bene sul loro sito la prima protesta operaia in diretta sul web!) i rapporti con l’Eni con la quale i cassintegrati hanno persino ingaggiato una battaglia a colpi di blog. Il colosso petrolifero ha sentito il bisogno di pubblicare un suo sito e raccontare la sua verità. “Ma con il loro sito a differenza del nostro – riferisce Marongiu – non è possibile né comunicare, né replicare. Un muro di gomma”.

L’ennesimo muro insomma come l’incantevole mare dell’isola dell’Asinara che li tiene prigionieri, ma allo stesso tempo gli sta offrendo una straordinaria esperienza di solidarietà. La loro protesta ha varcato i confini nazionali, sempre più spesso sbarcano qui troupe televisive e giornalisti per raccogliere la loro storia e poi la gente, gente comune con la consapevolezza che quella protesta riguarda anche loro. Oggi riguarda tutti, più che mai. L’altro giorno è arrivata una famiglia dall’”Australia“. “Siamo venuti qui solo per voi”, hanno detto. E Pietro Marongiu si è commosso. Sull’isola arrivano gli aiuti e i viveri che non bastano mai da cittadini e associazioni. E da questo blog parte un appello. L’inverno è alle porte, scriviamo, inviamo aiuti, sosteniamo questi naufraghi del lavoro, ma non dei valori della vita.

*n.b. questa frase rimane sotto una significativa scultura in legno – nata da una radice portata dal mare – donata dall’artista Enrico Mereu unico residente all’isola dell’Asinara che per primo ha aiutato i cassintegrati e le loro famiglie con uno straordinario spirito di solidarietà. Chi abbia voglia di conoscerlo può visitare il suo sito.

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