Il verdetto delle urne è netto: la destra sovranista ha vinto le ultime elezioni politiche, c’è poco da discutere. La legittimità di un voto democratico, tuttavia, non si traduce in automatico in legittimità di una proposta politica, se questa deraglia dal dettato costituzionale e dal rispetto dei diritti umani. Il futuro governo – che molto probabilmente avrà Giorgia Meloni come presidente del Consiglio – sarà sorvegliato speciale su questi temi.

La legittimità di un voto democratico non si traduce, infatti, in automatico in qualità della democrazia. Il partito di Giorgia Meloni è alleato con la peggiore destra europea. A partire da Orban, il cui regime è stato recentemente bollato dall’Ue come non democratico. Per non parlare dell’estrema destra al potere in Polonia. Il nostro futuro governo, insomma, sembra muoversi attorno a questa roba qui. E costituisce una ferita democratica profonda per chi crede allo stato di diritto, alla piena democrazia, ai principi di libertà e di uguaglianza di fronte alla legge e al rispetto delle garanzie costituzionali.

Va da sé, i governi si valutano per ciò che fanno. Ma il buongiorno si vede dal mattino. E se i soliti movimenti pro-vita stanno reclamando a gran voce un ministero anti-”gender” – poi ci spiegheranno come si può contrastare qualcosa che non esiste, se non nella mente di chi ne agita lo spettro – più che di “giorno” bisognerebbe parlare di lunga notte della democrazia, in Italia. Certo, ci sono alcune notizie che dovrebbero comunque essere accolte come positive: innanzitutto, le forze sovraniste non hanno raggiunto i due terzi dei seggi in Parlamento. Ciò impedirà loro di mettere mano sulla Costituzione, senza prima passare dalla volontà popolare, ammesso che vogliano provare tale azzardo. L’ultimo che ci ha provato fu Renzi e sappiamo come andò a finire. Inoltre, anche se i centristi di Italia Viva e di Azione fossero tentati da accordi, non raggiungerebbero comunque la soglia critica.

La seconda buona notizia è la Lega in caduta libera: ciò porterà, verosimilmente, sia a maggiori fibrillazioni in maggioranza – i leghisti cercheranno in ogni modo di distinguersi dall’ingombrante leader di Fdi – sia all’auspicabile tramonto di Salvini. Terza buona notizia: la destra sovranista non cresce. I voti sono pressoché gli stessi del 2018: Giorgia Meloni ha prosciugato il serbatoio elettorale dei suoi alleati. Anche questo potrà portare fibrillazioni. Il quadro, insomma, appare abbastanza problematico, pur nell’affermazione indiscussa della leader italiana dell’estrema destra.

Quindi, si diceva in apertura, bisognerà vigilare sulla qualità della nostra democrazia. Sulla libertà di insegnamento, già messa a dura prova dai soliti movimenti omofobi che con il pretesto della libertà educativa delle famiglie impongono il pensiero unico. Il loro. Quello che ostacola la lotta all’omotransfobia nelle scuole, l’educazione al rispetto delle diversità, la lotta al bullismo. Questo è il primo rischio. Ma non è l’unico: gli esempi di Polonia e Ungheria ci ricordano come quei regimi abbiano imposto, pian piano ma gradualmente, la fine della libertà per le donne e per le persone Lgbt+.

Nella già citata Polonia è quasi impossibile abortire. In Ungheria non si può parlare di omosessualità nelle scuole: dire, in un’aula scolastica, che Patroclo e Achille erano amanti, o ricordare che non si insulta un compagno perché gay o una compagna perché lesbica, verrà bollato come propaganda dell’omosessualità. Si potrebbe impedire di parlare di storia della letteratura e dei principi base dell’educazione civica, in altre parole. Come dite? In Ungheria ci sono le unioni civili? Appunto! Un istituto di serie B, che non permette di adottare. Non per niente proprio Meloni ha detto che in Italia ci sono già questo tipo di unioni e ci bastano.

Ancora, si rischia la censura sui libri e su cosa far vedere ai bambini in tv: Peppa Pig è finita sotto la scure dell’indignazione dell’estrema destra, perché non è possibile raccontare ai più piccoli che esistono bimbi con due mamme. Come nel regime del già citato Orban, dove non si possono vendere libri a tematica arcobaleno in libreria, se nello stesso circondario si trovano chiese e scuole. Insomma, vogliono imporre alle famiglie italiane una visione della società che non ha nulla a che fare con la democrazia.

Certo, tale imbarbarimento non è qualcosa che puoi fare dall’oggi al domani. Ma la cultura politica dell’estrema destra non è quella del rispetto di donne e minoranze di qualsivoglia natura. E il fatto che Pillon sia fuori dal Parlamento, ringraziando il suo Dio, non toglie che altri personaggi che la pensano come lui andranno a sedere tra i banchi della nuova maggioranza. Il rischio, insomma, è dietro l’angolo. Sta a noi vigilare sulla democrazia e impedire che questa gente faccia troppi danni. In attesa della loro debacle, che come sempre è una promessa quando la destra è al potere. È solo questione di tempo.

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