E così, come quasi sempre, anche questa volta ho perso le elezioni. Come da 50 anni a questa parte. Dovrei essere contento e, in effetti, lo sono: ho sempre 20 anni.
Chiedete a un pescatore di 70 anni come va la pesca, vi dirà: male! Cinquant’anni fa sì che andava bene. Uno di 60 vi dirà che 40 anni fa le cose andavano bene. Uno di 50 parlerà di 30 anni fa come periodo d’oro. Fino ad arrivare al pescatore di 20 anni che dirà che le cose vanno male, perché nessun pescatore dirà mai che le cose vanno bene.

Cosa hanno in comune queste affermazioni? Coincidono tutte con i 20 anni di chi dà il giudizio. Le cose andavano bene quando avevano 20 anni, anche se i ventenni si lamentano del presente senza rimpiangere il passato. Nel mio caso elettorale vanno male come quando avevo 20 anni, e quindi vanno bene. La mia impressione è che non sia cambiato nulla rispetto a 50 anni fa. Ma, ovviamente, mi sbaglio. Prendiamo la musica, ad esempio. Due settimane fa ero a Palermo, per il primo convegno del National Biodiversity Future Center. Tra una riunione e l’altra vado in un bar a prendere un caffè. Ci sono tre ragazzi di 20 anni. Uno si lamenta del proprio nome: Rocco. Avendo insegnato a ragazzi (e ragazze) di 20 anni per più di 40 anni, mi sento a mio agio con loro, e quindi intervengo: Rocco non è poi così male, dico. Mi guardano con aria interrogativa. Madonna, ad esempio, ha chiamato così suo figlio. Si guardano ancora più perplessi e Rocco mi dice: ma non l’aveva chiamato Gesù? I tre non conoscono Madonna, la cantante. E la mia affermazione ha comunque messo loro il dubbio che Gesù, in realtà, si chiamasse Rocco. Detto Gesù. Ho sorriso, e ho pagato i loro caffé, scusandomi per l’intrusione. Mondi oramai diversi, con punti di riferimento diversi.

Ho sentito ragazzi (e ragazze) che, ascoltati per la prima volta i Led Zeppelin, hanno detto: eh, ma copiano i Maneskin. E, ovviamente, Wilson Pickett copia Zucchero Fornaciari.

Oramai ho smesso di cercare di “far colpo” sui giovani vantandomi della canzone che Frank Zappa ha scritto su di me. Zappa è morto 31 anni fa, quando loro non erano ancora nati. Per loro non esiste. Riesco ancora a far colpo se dico che il primo concerto che ho visto è quello dei Beatles, a Genova, nel 1965. Due anni dopo gli Stones. Questi sanno chi sono. Ma i concerti degli Stones hanno un pubblico da Rsa. D’altronde, se sento i nomi dei cantanti e dei gruppi che vanno per la maggiore ora, sono io il pesce fuor d’acqua. E, se sento quel che suonano, devo dire che non mi dicono gran che. Ai miei tempi… c’erano Jimi Hendrix, e Jim Morrison. Buon per loro che son morti giovani. Oggi Eric Clapton arriva quasi in sedia a rotelle, e lo stesso pare che faccia Mark Knopfler. Fatte le debite proporzioni, sono come i Ricchi e Poveri e i Pooh. E quindi la musica “buona” per me è quella di 40-50 anni fa, quando avevo 20 anni.

Torniamo a Palermo. C’erano 600 persone per il convegno sulla biodiversità. In gran parte giovani. Mi danno un premio alla carriera, assieme ad altri vecchietti che si sono distinti, in passato, per studi sulla biodiversità. Penso a chi faceva il mio mestiere quando avevo 20-30 anni ed era una personalità affermata. Gente che guardavo con ammirazione. I loro nomi sono persi nell’oblio: se li menziono ai più giovani, non sanno di chi parlo. Presto sarà il mio turno, e mi ritrovo a fare affermazioni alla Roy Batty, il replicante: E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. Ometto la frase finale per scaramanzia.

I punti di riferimento slittano. Anche se le cose, comunque, non cambiano gran che.

Intanto il National Biodiversity Future Center organizza un primo corso di tassonomia, la scienza che studia la biodiversità, dà il nome alle specie e le organizza in modo da rispettarne le affinità evoluzionistiche. Mi hanno invitato ad aprirlo. Cercherò di trattenermi dal fare Bartali. Quanti giovani lettori, se ce ne sono, capiranno il mio proposito? Bartali era un ciclista che, una volta anziano, ripeteva ossessivamente: l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare (era toscano). Ovviamente era tutto sbagliato per lui, e lui avrebbe rifatto tutto riportando la lancetta indietro nel tempo, quando lui e Coppi avevano 20 anni.

In Soldati a Cavallo, Nathan (John Wayne) va in pensione e vorrebbe restare per andare ad aiutare Cohill, che lo sostituirà al comando. Dice al superiore: mi offrirò volontario come scout civile, interprete, qualsiasi cosa. L’ufficiale gli dice: pensavo che fossi affezionato a Cohill. E Nathan: affezionato a lui? Come dire: è ovvio che sono affezionato a lui. Ogni volta che darai un ordine, gli uomini guarderanno te. E si chiederanno se stia facendo la cosa giusta. Vuoi rovinare il ragazzo? Nathan capisce e se ne va. Ma poi, mentre cavalca solo verso l’orizzonte, un messo lo raggiunge. Lo hanno nominato capo degli scout, col grado di tenente colonnello: può tornare. Il vero finale è quello di Sentieri Selvaggi: Ethan (sempre John Wayne) esce dalla porta e si avvia verso l’orizzonte, da solo. La porta si chiude alle sue spalle. È giusto così, e who gives a fuck, anyway? Come dice il Central Scrutinizer, prima che la musica sia bandita, introducendo l’ultimo assolo immaginario di Joe, il pezzo più triste che io conosca. Adatto al dopo elezioni. Pensavamo di morire democristiani, e invece moriremo stronzi. E chissenefrega, comunque?

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