È attesa attorno alla metà di maggio, e comunque entro la fine del mese, la seconda richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano nei confronti di Daniela Santanchè. La ministra del Turismo di Fratelli d’Italia, che venerdì ha assunto la qualifica di imputata nel fascicolo sulla presunta truffa all’Inps (con l’accusa aver fatto lavorare 13 dipendenti in cassa integrazione) è infatti indagata insieme ad altre 15 persone anche nel fascicolo per il presunto falso nei bilanci delle società del gruppo editoriale Visibilia, in qualità di ex amministratrice. I pm Maria Gravina e Luigi Luzi, insieme alla procuratrice aggiunta Laura Pedio, hanno spiegato di non voler concedere ulteriori termini alle difese per scegliere se sottoporsi a interrogatorio (o depositarie memorie o documenti) rispetto ai “canonici” venti giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione indagini, che risale a metà aprile. Per alcuni indagati il periodo è già esaurito, per altri è in scadenza: a quanto risulta nessuno degli indagati ha chiesto di essere sentito. Dunque, salvo imprevisti, nei prossimi giorni gli inquirenti avanzeranno una nuova richiesta di processo.

Oltre alla ministra, nel procedimento per falso in bilancio sono iscritti anche la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero, il compagno Dimitri Kunz (imputato anche per la truffa all’Inps) e l’ex compagno Canio Mazzaro. Indagate per la responsabilità amministrativa degli enti anche le tre società del gruppo: Visibilia Editore spa, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia srl in liquidazione. Nel capo di imputazione provvisoria si legge che Daniela Santanchè, tra il novembre 2014 e il dicembre 2021 (ossia nel periodo in cui è stata prima consigliera di amministrazione, poi amministratrice delegata e presidente, “nonché soggetto economico di riferimento del gruppo”), insieme agli altri amministratori ha “consapevolmente” esposto “nei bilanci di esercizio della società riferibili agli anni 2016, 2017, 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022” fatti “materiali rilevanti non rispondenti al vero” per conseguire un “ingiusto profitto“.

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