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Al via il Giro d’Italia 2024, dalla Reggia di Venaria alla basilica di Superga e Stupinigi: il nostro itinerario nei luoghi della prima tappa

Seguite con noi qualche tappa per (ri)scoprire le tante bellezze paesaggistiche, storiche e artistiche della nostra penisola, lungo itinerari che meritano la visita 365 giorni all’anno

Testo e Foto di Giuliana Lomazzi
Al via il Giro d’Italia 2024, dalla Reggia di Venaria alla basilica di Superga e Stupinigi: il nostro itinerario nei luoghi della prima tappa

Da Venarìa Reale a Roma, dal Piemonte al Lazio battendo un po’ tutte le regioni d’Italia: è questo il tragitto che, dopo 3400 km (e 44650 m di dislivello) porterà i Girini a Roma, il 26 maggio. Città, borghi, castelli, chiese, valli, montagne, laghi, mari, fiumi… se i corridori non possono godersi tutte queste meraviglie, noi possiamo farlo benissimo, dopo l’emozione del rapidissimo passaggio del gruppo, scandito dall’intenso ronzio delle pedalate. Magari non riconosciamo nessuno, ma che importa, è il bello della diretta! Appuntamento dunque a Venarìa Reale, dove parte il Giro d’Italia 2024.

Reggia monumentale
In questi giorni si è parlato molto di Venarìa Reale, la reggia sabauda alle porte di Torino, che ha accolto il G7. Così forse già sappiamo che, come suggerisce il nome, nacque come residenza di caccia per il duca Carlo Emanuele II, che a metà ‘600 incaricò della costruzione l’architetto Amedeo di Castellamonte. Poi pian piano il progetto si evolvette, con l’intervento tra l’altro dell’architetto Filippo Juvarra. Il risultato? Sbalorditivo. Stiamo parlando di un terreno di 80.000 ettari, comprendente anche borgo storico, parco, aree boscose, Giardini all’inglese e il Giardino dei fiori e delle rose. Si visitano tra l’altro la luminosa Galleria Grande, lunga 80 m, la Sala di Diana (il cui nome e i cui affreschi ci rimandano ancora una volta alla destinazione iniziale del sito), la cappella dedicata a Sant’Uberto, il protettore dei cacciatori, e la Scuderia grande: ben 148 m di lunghezza, 12 di larghezza e 15 di altezza, destinata ad accogliere fino a 200 cavalli. Perché senza un focoso destriero, a caccia come si va? Qui tutto è davvero grandioso, c’è da passarci un’intera giornata senza annoiarsi. Ma intanto i nostri corridori continuano instancabilmente a pedalare e ci attendono altre stimolanti destinazioni.

Due soste (con ristoro)
Potremmo essere tentati di raggiungere il colle della Maddalena, per vedere i ciclisti inerpicarsi su una salita di 6,1 km con pendenza del 7,4%, ma dato che a veder pedalare mette appetito, potremmo invece puntare su due soste gratificanti per la vista e il palato. Una è a Chivasso, antica capitale del Marchesato di Monferrato. Ammirando il duomo tardo-gotico, la torre ottagonale del XII secolo o l’insolito Orologio del Tempo Nuovo, che divide il giorno in 10 ore di 100 minuti, si possono sgranocchiare i Nocciolini, croccanti minibiscotti con nocciola piemontese “Tonda Gentile”. Occhio, sono peggio delle ciliegie! L’altra deviazione la merita Moncalieri, in particolare per il seicentesco castello reale, tra le più importanti dimore sabaude, che dall’alto di una collina domina il centro storico.

Ascesa a Superga
Per visitare la bella basilica settecentesca costruita dall’architetto Juvarra, su richiesta di re Vittorio Amedeo II, bisogna salire a 672 m con una pendenza del 9%, ma le difficoltà sono per chi pedala, non per chi è munito di un mezzo motorizzato! Dopo aver ammirato la cupola a naso insù, e magari essere saliti sulla scala a chiocciola per godere del panorama su Torino e sulle Alpi, potete dedicarvi alle memorie di Casa Savoia: dalle tombe reali nei sotterranei, all’Appartamento Reale e alla Sala del Re, nelle ali del vicino convento. La collina di Superga è famosa anche per l’incidente aereo che proprio il 4 maggio di 75 anni fa spazzò via l’intera squadra del Grande Torino; la lapide a ricordo è dietro la Basilica. E nel capoluogo piemontese si conclude la prima tappa. Visto che è sabato, approfittatene per trascorrerci la notte e andare alla scoperta delle sue bellezze, senza dimenticare il museo del cinema e quello egizio, che si sta facendo bello per i suoi 200 anni.

Spoiler
La tappa di domenica 5 maggio entra nel Canavese, passa per Santhià e l’Oasi Zegna – 100 kmq di natura protetta nelle Alpi Biellesi – per concludersi a 1180 m di altezza al noto santuario di Oropa, di origini antiche, dedicato al culto della Madonna Nera e completato da un Sacro Monte seicentesco. Lungo la strada, non dimenticate di assaggiare i burrosi torcetti di Lanzo, a forma di goccia, e le paste di meliga, frollini arricchiti con farina di mais.

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