I nazionalisti “sono tutti dei pro-Brexit nascosti” che “prendono l’Europa in ostaggio“. Ma Giorgia Meloni no: la premier italiana “ha un approccio europeo“, perché ha “appoggiato il Patto migrazione e asilo”, l’insieme di provvedimenti che ha riscritto le regole Ue sull’accoglienza. A dirlo è il presidente francese Emmanuel Macron, che in un’intervista all’Economist “salva” la leader di FdI dall’elenco di politici da cui mettere in guardia gli elettori dell’Unione. I governanti di Roma “sono stati eletti su programmi di dubbio nei confronti dell’Europa”, ma “vedo che si comportano piuttosto da europei e me ne rallegro”, dice Macron al settimanale britannico. “Il miglior modo di costruire insieme è di avere meno nazionalisti possibile”, afferma.

La difesa di Meloni serve al capo dell’Eliseo soprattutto per attaccare la sua nemica interna, Marine Le Pen, e il suo Rassemblement National: “Voleva far uscire l’Europa dall’euro, da tutto. Adesso non dice più niente. Incassa dall’Europa pur volendo distruggerla, senza dire niente. Sostengono di voler rendere più forte il loro Paese, non vi diranno che vogliono distruggere”. E fa l’esempio della nuova Politica agricola comune dell’Ue (Pac), la cui approvazione ha scatenato nei mesi scorsi le proteste dei trattori: “Il Rassemblement National non la vota, dicono agli agricoltori che con loro al potere andrà molto meglio. Ma i 9,5 miliardi di finanziamento, dove li andranno a prendere?”.

Un’intesa Macron-Meloni, però, potrebbe rivelarsi fondamentale anche per il post-voto, in vista di una possibile elezione di Mario Draghi alla presidenza della nuova Commissione europea: se uniti a quelli del fronte moderato-progressista, i numeri di Fratelli d’Italia nel prossimo Parlamento comunitario potrebbero essere decisivi per eleggere l’ex premier italiano (che si è di fatto autocandidato al ruolo). Di certo sembra definitivamente superata la freddezza tra Parigi e Roma che si era osservata nei primi mesi del governo a guida FdI: basti pensare alle promesse di “vigilare sull’Italiapronunciate da esponenti del governo francese dopo le elezioni del settembre 2022. Ora tutto è perdonato: i sovranisti italiani sono diventati buoni.

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