Il Parlamento europeo vota in plenaria le modifiche della Politica Agricola Comune (Pac) 2023-2027, secondo la procedura d’urgenza avviata a inizio aprile. Sulla carta, le misure di semplificazione – che indeboliscono gli obiettivi ambientali – sono state proposte dalla Commissione Ue per rispondere alle proteste dei trattori andate in scena in tutta Europa nelle settimane scorse. Ma sono anche e soprattutto frutto delle pressioni delle lobby, che quelle proteste hanno cavalcato. Come richiesto dal Partito popolare europeo, tra l’altro, il voto in plenaria – originariamente previsto per il 25 aprile – è stato anticipato di un giorno, per evitare eventuali intoppi irreparabili entro la fine della legislatura ormai al termine. Il risultato: 417 voti a favore, 162 contrari e 25 astensioni. Prima di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, il regolamento dovrà ora essere approvato dal Consiglio. Una formalità. La presidenza belga del Consiglio, infatti, ha già informato che, qualora il testo fosse stato approvato, come avvenuto, senza modifiche rispetto alla forma concordata il 26 marzo scorso dal comitato speciale Agricoltura, organismo in seno allo stesso Consiglio Ue, quest’ultimo lo avrebbe adottato. Nessun colpo di scena dovrebbe arrivare, quindi, neanche al Consiglio Agricoltura in programma a Lussemburgo per il 29 aprile. E mentre la maggioranza si mostra soddisfatta, almeno in parte, per gli ambientalisti sono state “affossate le ultime misure di protezione ambientale rimaste”. Per Coldiretti “è il risultato delle mobilitazioni pacifiche” della confederazione.

Che cosa cambia con le modifiche alla Pac – Le misure prevedono meno burocrazia e controlli a carico degli agricoltori, deroghe e flessibilità nell’applicazione dei requisiti ambientali (Bcaa, Buone condizioni agronomiche e ambientali) necessari per accedere ai fondi Ue e procedure riviste per la modifica dei piani strategici nazionali della Pac. La revisione prevede maggiori flessibilità su alcuni obblighi sulle colture e il maggese, oltre che un’esenzione dai controlli per le piccole aziende agricole inferiori a 10 ettari. Una misura che, secondo le stime di Bruxelles, riguarda il 65% dei beneficiari della Pac e il 10% della superficie agricola totale. Gli Stati membri potranno concedere deroghe temporanee e mirate in caso di condizioni climatiche impreviste, come siccità e inondazioni. Vengono introdotte esenzioni da alcuni standard Bcaa che riguardano, tra le altre cose, la copertura del suolo, la rotazione delle colture e la conservazione delle caratteristiche del paesaggio. Confermato il rinvio sull’obbligo di lasciare almeno il 4% dei terreni a riposo, misura che sarebbe dovuta entrare in vigore a gennaio di quest’anno. Gli Stati membri avranno un margine di manovra maggiore nell’applicare il requisito della Pac, per mantenere il rapporto tra prati permanenti e superficie agricola al di sopra del 5% rispetto al 2018. La rotazione delle colture, invece, rimarrà la pratica principale, ma gli Stati membri potranno utilizzare la diversificazione delle colture come alternativa, meno impegnativa per gli agricoltori.

La maggioranza soddisfatta (in parte), per gli ambientalisti è un grave errore – “Quella di oggi è stata senza dubbio una risposta importante, ma non definitiva, in quanto affronta solo alcuni dei temi centrali per il settore, ma riteniamo importante fare ancora passi avanti per andare incontro alle esigenze sollevate dal comparto agricolo negli scorsi mesi” ha commentato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega, insieme al voto sulle Nuove tecniche genomiche (Ngt), in Italia note come Tea (Tecniche di evoluzione assistita), quello sulle modifiche alla Pac è un altro “accordicchio di fine legislatura, votato in tutta fretta, quando ormai non c’è più tempo per dare agli agricoltori italiani ed europei quella svolta e quella prospettiva di modernizzazione di cui hanno bisogno”. Se anche per Coldiretti “è un primo passo”, per Greenpeace è una disfatta. “Il piano esenta quasi 17 milioni di ettari di terreni agricoli (pari alla superficie agricola totale della Germania) da qualsiasi controllo di carattere ambientale” denuncia la ong. “La maggior parte degli agricoltori chiede giustamente un reddito equo e protezione da un mercato spietato dominato da alcuni grandi operatori che li spremono fino all’ultimo centesimo – ha commentato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – ma questo voto fa a pezzi la speranza che la politica agricola dell’Ue possa proteggere l’ambiente, gli agricoltori e l’interesse pubblico”.

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