di Michele Sanfilippo

Se l’Iran si fosse comportato con un paese limitrofo come Israele si sta comportando con le popolazioni che abitano le zone confinanti, possiamo ragionevolmente supporre che non trascorrerebbe più di una settimana prima che i paesi occidentali attacchino direttamente il paese invasore. Non prima di aver decretato che l’Iran è uno stato canaglia, che probabilmente possiede armi di distruzione di massa e i suoi leader sono criminali di guerra.

Non c’è la prova provata che le cose possano andare davvero in questo modo, ma diciamo che quanto avvenuto in Iraq, Libia e Siria negli anni scorsi non lascia adito a troppi dubbi. Quanto sta accadendo al confine tra Israele e la striscia di Gaza o al confine con il Libano ci dimostra che l’occidente usa sempre due pesi e due misure per giudicare i buoni e i cattivi.

A mio avviso, Israele ha varcato una linea oltre la quale non è più possibile alcuna forma di comprensione o solidarietà, perché c’è un’enorme sproporzione tra quanto accaduto il 7 ottobre e quanto ha fatto, e sta facendo, l’esercito israeliano. E tutto ciò, a me pare, ancora più grave se si considera che Israele è nato dalla più immane tragedia della storia moderna, e che per questo dovrebbe aver cara la pace e la comprensione per un popolo privo di una terra. Eppure, da quando governa Netanyahu, non solo non ha fatto nulla per cercare la pace ma, se possibile, ha boicottato ogni tentativo di riconciliazione con i palestinesi.

E chiunque abbia un po’ di onestà intellettuale non può confondere una sacrosanta critica alle scelte politiche e militari operate da Israele con l’antisemitismo. Eppure, in queste ore, gli studenti che protestano nelle università europee e, soprattutto, americane vengono puniti come se fossero degli agitatori sovversivi e non giovani animati, come tutti i giovani dovrebbero essere, da un elementare bisogno di giustizia seppur non scevro da una certa ingenuità. Fa malissimo Biden a non prenderli in seria considerazione, perché se vuole davvero marcare la distanza rispetto a quell’uomo senza scrupoli e privo di ogni sentimento democratico che è Trump, è proprio su quel senso d’idealità che dovrebbe far leva.

Non ci si lamenti allora che i giovani non si appassionano più alla politica o che le persone hanno smesso di votare perché, quando è il momento di dimostrare che la democrazia è qualcosa di più che non la difesa di meri interessi economici o militari, la politica fa sempre un passo indietro. Se le democrazie occidentali vogliono salvare se stesse dall’avanzare delle destre autoritarie devono dimostrare con i fatti che, almeno ogni tanto, occorre fare ciò che è giusto.

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