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Umberto Smaila: “Colpo Grosso e le ragazze Cin Cin oggi? Neanche per idea, figuriamoci! Eravamo più spensierati e senza tanti presunti problemi”

Il conduttore ricorda gli anni d'oro del celebre game show erotico di fine Anni 80

di F. Q.
Umberto Smaila: “Colpo Grosso e le ragazze Cin Cin oggi? Neanche per idea, figuriamoci! Eravamo più spensierati e senza tanti presunti problemi”

Cin Cin Cin Cin ricoprimi di baci…” era il tormentone televisivo di fine Anni 80 riconoscibile e popolarissimo. La sigla era quella del game show erotico “Colpo Grosso”, andato in onda su Italia7 condotto da Umberto Smaila dal 1987 al 1991. Bellissime signorine cantavano la celebre sigla e con un colpo a sorpresa scoprivano i seni, seguendo il regolamento del gioco. “Colpo Grosso è stato un successo incredibile, – ha dichiarato Smaila a La Verità – che poi ha vissuto uno snobismo retroattivo. Concita De Gregorio scrisse qualche anno fa che io e Antonio Ricci con Drive In fummo l’origine di molta superficialità odierna”. Altra tv, ma oggi quel game show sarebbe proponibile? “Ma neanche per idea, figuriamoci. Probabilmente ci saremmo auto-arrestati all’auto-censura. Perché guardi che il problema non è certo il femminismo, ma il conformismo. Allora eravamo più spensierati, e senza tanti presunti problemi”.

Sul concetto di presunti si è spiegato meglio: “Le assicuro che neanche le suffragette sarebbero arrivate a omologarsi in questo modo. Quando avevo 20 anni era vietato vietare. Ora è vietato tutto. Anzi, soprattutto è vietata una cosa. È vietato parlare, e di conseguenza è vietato pensare. Qualsiasi cosa io le dica verrà interpretata in modo sbilenco, ritagliata e messa all’indice. Se non stai attento, è un attimo che vieni considerato uno sbandato. Mi spiace più che altro che con questo andazzo pure i comici rischiando di non far più ridere. Perché non possono dire nulla. La stessa intelligenza di Sinistra la pensava diversamente, allora. Ricordo Dario Fo che prendeva in giro Fanfani chiamandolo ‘Fanfanolo’. Oggi si sarebbe beccato una querela. Oscurantismo culturale, altroché, ecco quel che stiamo vivendo. Sempre che io possa permettermi di dirlo”.

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