Nemmeno a programmarlo un cocktail così perfetto nel nome della libertà poteva avere come scenario Venezia. Nel giorno del 25 aprile, al termine del ponte della Libertà che conduce da Mestre a piazzale Roma, di fronte al ponte della Costituzione presidiato da agenti in tenuta antisommossa, circa ottocento manifestanti protestano per la libertà negata, il ticket d’accesso giornaliero che da oggi in poi strangolerà la città e i suoi abitanti (video). Attesissimo al punto da richiamare giornalisti da mezzo mondo, il primo giorno della prima città dove per entrare si dovranno pagare cinque euro a testa coincide con la festa della Liberazione, ed è proprio “libertà” la parola che ricorre di più nel serpentone con le bandiere che arriva al corpo a corpo con la Polizia: tensione, qualche spinta contro gli scudi e nulla più. Ma dà il senso di quanto conflittuale sia la decisione che la giunta del sindaco Luigi Brugnaro ha fortissimamente voluto, per controllare i flussi e per far cassa.

“Non più Venezia, ma il Grande Fratello” – “Hanno installato settecento telecamere e i totem d’ingresso, hanno una control room al Tronchetto da cui vedono tutto quello che facciamo, possono seguirci passo passo, come accade in Cina con la carta d’identità digitale. Da adesso in poi non si verrà più a Venezia, ma si entrerà nel Grande Fratello”. Ivo Papadia, 86 anni, abita nel sestiere di Castello, ha insegnato diritto all’Istituto Nautico e dà un giudizio molto severo, con venature politiche: “Così impongono un limite alla nostra libertà di movimento, riconosciuta dall’articolo 16 della Costituzione. Ma la colpa è della sinistra che ha governato il Comune per quarant’anni. Prometteva di fermare il turismo di massa, di rallentare l’esodo e di combattere il moto ondoso. Guardate com’è ridotta Venezia e giudicate”. Per la verità le contestazioni arrivano un po’ da tutte le parti. “È una follia, mettono i varchi, chiedono di iscriversi con nome, cognome e codice fiscale, soltanto per ricevere la visita di un amico che viene da fuori” commenta il medico Guido Santin. “Scherziamo? Ci chiudono, ci ostacolano. E gli anziani che non hanno accesso al computer come faranno? È solo una colossale stupidaggine”.

“Welcome to Veniceland” – Nel corteo dei no-ticket i propositi sono affilati e il sarcasmo si spreca. I ragazzi dei comitati per la casa e i centri sociali hanno stampato un voucher – “Welcome to Veniceland” – che imita le raccomandazioni ai visitatori di un zoo: “Non dare da mangiare ai veneziani. Non oltrepassare le recinzioni, potrebbero costituire pericolo per voi o per i veneziani stessi. Non lanciare oggetti ai veneziani, neanche per attirare la loro attenzione”. La loro soluzione contro il turismo di massa che divora tutto? “Case e servizi per i cittadini, per chi a Venezia vuole viverci davvero”. Andreina Zitelli, docente universitaria e strenua difensora della laguna: “Con l’Europa che ha aperto le frontiere a tutti gli Stati membri, siamo qui a doverci giustificare per i nostri spostamenti. Tra un po’ a noi veneziani ci metteranno la stella gialla sul petto”. E racconta di aver appena bloccato due newyorkesi che stavano pagando i cinque euro a uno degli steward con pettorina che compongo l’esercito degli esattori di Brugnaro. “Ho spiegato loro che possono rifiutarsi. Mi hanno ringraziato per aver ricordato loro che possono ancora essere liberi”.

Si preparano i ricorsi – In realtà le sanzioni scatteranno, ma per il momento i contestatori – per bocca di Ruggero Tallon dei No Grandi Navi – consigliano di ribellarsi: “Non registratevi, non pagate, se fermati fornite solo i vostri dati. Ma non preoccupatevi. Sono già pronti gli avvocati per sostenere l’incostituzionalità di un regolamento che limita il movimento delle persone e che obbliga a prenotare soltanto per ricevere la visita di un amico”. Michele Boato, un altro storico ambientalista: “Malvenuti in Vene-land dove per difendere i veneziani non servono tasse che non governeranno mai i flussi turistici, ma sono necessarie case, case e servizi per tutti, in particolare per i giovani. Faremo ricorso al Tar e presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica anche per i profili che violano il diritto alla privacy, visto che l’amministrazione comunale si riserva di girare a terzi i dati di chi si registra”.

Brugnaro: “È un successone” – Gli ottocento manifestanti hanno provato a dare l’assalto a un totem per i pagamenti installato nei giardini di Papadopoli, ma sono stati respinti da scudi e manganelli. Così sono dirottati in Campo Santa Margherita. Intanto nel Ghetto ebraico, sul far del mezzogiorno, il sindaco Brugnaro, dopo aver parlato (con qualche bordata di fischi) alla celebrazione per il 25 Aprile, elogia il “ticket”. “È un successone, sta andando tutto bene. I turisti capiscono e pagano, con la tassa d’accesso posso gestire i servizi per i cittadini”. Alle contestazioni risponde prendendosela con la sinistra: “Non hanno mai fatto nulla per regolare il turismo, la politica non lo fa perché non ha interesse a farlo. Io l’ho fatto. La sinistra è rimasta intrappolata da interessi e amicizie trasversali, senza mai muoversi. La paura del cambiamento è legittima, ma se la paura blocca tutto non c’è progresso, non c’è futuro”. Fuori dalla stazione Santa Lucia le code per pagare o ottenere l’esenzione sono lunghe, segno che chi arriva si sottopone con disciplina al riconoscimento. Chi ha il pass o ha già pagato, mostra il cellulare e si infila nella fiumana di gente diretta verso San Marco o Rialto. Il bilancio diffuso alle 16 parla di 110mila presenze in città, di cui 15mila i turisti che hanno prenotato e pagato i cinque euro di contributo.

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