Felice per la sua Inter campione d’Italia nel derby contro il Milan. Orgoglioso per quella seconda stella che ora è cucita per sempre sulla maglia nerazzurra. Massimo Moratti è il presidente che più ha contribuito agli scudetti interisti: ha messo la sua firma su ben 5 tricolori, un quarto dei 20 attuali. “Essendo una somma di scudetti, mi fa piacere aver contribuito“, sottolinea Moratti nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport. E il presidente del Triplete nerazzurro difende la sua Inter dagli sfottò dei rivali milanisti e bianconeri: “Cosa rispondo a chi parla di 19 scudetti? Che senza tutto quello che sappiamo saremmo già a quota 25“. Il riferimento è ovviamente a calciopoli, allo scudetto vinto dopo le penalizzazioni per Juve e Milan, alle polemiche mai del tutto sopite su quegli anni.

Nel resto dell’intervista Moratti parla di epoche ancora più lontane, percorrendo il parallelo tra l’Inter della prima stella, quella si suo padre Angelo e di Herrera in panchina, e quella attuale guidata da Simone Inzaghi. “La prima stella è arrivata in un momento di grandi vittorie, in quei giorni avevamo vinto da pochi mesi l’Intercontinentale e perso la semifinale di coppa campioni contro il Real Madrid. Alzare trofei insomma era abbastanza un’abitudine, anche se resta un’emozione meravigliosa”, racconta Moratti. Dalla prima alla seconda stella sono passati 58 anni, ma l’ex presidente nerazzurro ribadisce il concetto: “Vero che al tempo eravamo i più forti, ma ci sono sempre dei cicli e vincere altri dieci scudetti non è facile. Se poi non ci fosse stata la Juve ci saremmo arrivati prima…“.

Poi ecco le lodi per la squadra di Inzaghi: “Per come sta in campo, questa Inter è abbastanza unica. Ti diverte sempre, non regala un calcio lento e noioso come fanno altre”. Una superiorità che secondo Moratti si è vista anche contro il Milan: “Il derby è sempre una partita speciale. E il match dell’andata aveva insegnato che se l’Inter gioca da Inter non c’è partita“. E Moratti confessa di avere un debole anche per qualcuno degli attuali calciatori nerazzurro: “Barella. Forse anche perché è il primo che viene in mente, essendo ovunque in campo”. Ma lo scudetto “è davvero di tutti, di Dimarco che è l’interismo fatto persona, di Calhanoglu e Mkhitaryan che hanno fatto una stagione stupenda, di Lautaro che è una forza della natura”.

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