“I cavatori si fanno male perché sono deficienti. Gli incidenti che ci sono stati negli ultimi dieci anni, mi spiace dirlo, ma purtroppo sono colpa dell’operaio“. Mentre in Italia la strage sul lavoro prosegue inesorabile, e negli ultimi giorni nuove vittime proprio in Toscana si aggiungono alla lista infinita delle “morti bianche” del 2024, le dichiarazioni fuori onda di Alberto Franchi, amministratore delegato di Franchi Umberto Marmi spa, impresa con 76 milioni di fatturato, raccolte dagli inviati di Report per un servizio sull’estrazione del marmo a Carrara e andate in onda domenica su Rai3, scatenano una dura presa di posizione di istituzioni, politica e sindacati. E la convocazione di uno sciopero con manifestazione da parte di Cgil Fillea, Filca Cisl e Feneal Uil per l’intera giornata di mercoledì 24 aprile per tutto il settore marmo del distretto apuo-versiliese: il ritrovo sarà alle 9 proprio davanti alla Franchi Umberto Marmi spa, con chiusura del corteo all’associazione territoriale degli industriali. Perché, sottolineano le sigle, “solo uniti e compatti si ottengono condizioni di lavoro migliori”.

A pochi giorni dal disastro senza precedenti nella centrale idroelettrica di Suviana, che ha provocato 7 morti, e a poche settimane dal crollo nel cantiere di un’Esselunga a Firenze, che ha causato la morte di 5 operai, le parole dell’imprenditore rivelano quanto profondo possa essere lo iato tra le effettive condizioni dei lavoratori e gli interessi degli imprenditori: “I ritmi di produzione hanno portato a una velocità di escavazione che non è più sostenibile. Lo è probabilmente per alcuni imprenditori che stanno continuando a fare enormi guadagni, che diventano nababbi grazie alle vite dei lavoratori”, denuncia a Ilfattoquotidiano.it Nicola Del Vecchio, segretario generale della Cgil di Massa e Carrara. “Mai avrei pensato di sentire parole del genere, uno sfregio nei confronti delle vittime, dei loro parenti e dei loro colleghi. Un insulto verso tutti i lavoratori grazie ai quali lui registra introiti da capogiro”.

“Ho affrontato vertenze, situazioni difficili, purtroppo ho anche incontrato imprenditori che non dimostravano rispetto verso chi lavorava per loro, ma non avevo mai sentito parole così cariche di disprezzo verso i propri lavoratori come quelle pronunciate da Franchi”. Parole che però non possono del tutto stupire, spiega il segretario: “Da anni molti imprenditori, che forse dovremmo chiamare ‘padroni’, perché perpetrano un vero e proprio modello predatorio, dimostrano nei fatti la stessa violenza e incuranza”. Una violenza, spiega ancora Del Vecchio, coerente con il governo e con la politica, “che mette al centro solo il profitto e non la vita di chi tale profitto lo garantisce a sue spese”. Per questo le parole di Franchi sono a loro modo rappresentative di un sistema ideologico, e andrebbero, secondo il sindacalista, condannate da tutti: “Spero che l’Associazione degli industriali e altri imprenditori prendano le distanze o di fatto si dimostreranno complici”.

Del resto risale solo all’11 aprile lo sciopero generale nazionale per la sicurezza sul lavoro, ma il tema della sicurezza sul lavoro continua a essere ignorato dal Governo, che prende intanto altro tempo sulle norme che dovrebbero rafforzarla. Eppure, nel settore lapideo, racconta ancora Del Vecchio, è in corso da anni una situazione emergenziale, con uno dei più alti tassi di incidenza di infortuni sul lavoro. Il comparto del marmo di Carrara – settore di punta dell’economia cittadina – ha registrato nel tempo migliaia di incidenti, ed è uno dei più colpiti anche dal rischio di sviluppare malattie professionali. “È necessario che vengano introdotte misure concrete a tutela dei lavoratori e dell’ambiente. Ma anche misure che prevedano la ridistribuzione economica e la riduzione dei ritmi di escavazione, cresciuti sensibilmente negli ultimi anni”, spiega il sindacalista.

Un’accelerazione dei ritmi causata dalla diminuzione del numero di operai in parallelo a un costante aumento dei profitti (e non dei salari), in una situazione di “ricatto continuo”, dove le leggi, quando esistono, “non entrano in vigore o vengono osteggiate“, come la Legge regionale 25 marzo 2015, n. 35, che in base alla normativa europea sulla libera concorrenza ha introdotto la gara pubblica per il rilascio delle concessioni d’escava­zione, prevedendo però la possibilità di prorogare fino a 25 anni (senza gara) le concessioni delle cave che si impegnino a lavorare in loco almeno il 50% dei materiali da taglio. Una norma apparentemente non rispettata, secondo Del Vecchio, e ora concretamente osteggiata dai titolari: “Presentano ricorsi, lamentano che così facendo andrebbero in bancarotta, è paradossale”.

Si tratta di un settore che, a fronte di elevati fatturati, genera un grave impatto ambientale e offre, come sottolineato dall’assessora all’ambiente della Regione Toscana Monia Monni, “un’occupazione sempre più ridotta e ancora troppo insicura”. Ma soprattutto sottopagata: una ridistribuzione più equa dei profitti è la principale richiesta dei sindacati che hanno convocato l’astensione dal lavoro e la manifestazione di domani, una sfida urgente evidenziata anche dalla stessa sindaca di Carrara Serena Arrighi con un post sulla sua pagina Fb. E in piena opposizione con quanto detto dall’imprenditore, secondo cui i lavoratori “non fanno niente. Da me vengono tutti i giorni 10-15 persone a cercare lavoro, va bene? Ma bar e ristoranti non trovano personale. Come mai? Si starà meglio là o qua?”. Perché se da un lato le parole di Franchi non possono essere considerate epitome dell’intera categoria, dall’altro è innegabile siano un simbolo della condizione di abbandono in cui spesso versano i lavoratori.

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