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Tutti gli architetti ora sono archistar: anche così le città diventano a misura di milionari

Tutti gli architetti ora sono archistar: anche così le città diventano a misura di milionari
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Quando una locuzione diventa una moda, Dio ce ne scampi e liberi. Usata alcuni anni fa solo da architetti, urbanisti o dai fighetti di siti molto glamour come Urbanfile o SkyscraperCity, adesso qualsiasi palazzinaro ne fa disinvoltamente uso, anzi: avvezzi all’abuso edilizio ne fanno un abuso linguistico. Così incaricano una cosiddetta archistar o promuovono sul campo qualsiasi architetto definendolo tale, disposto ad accettare la demolizione di pregevoli costruzioni per creare nuovi volumi che un tempo si sarebbero definiti ecomostri.

Milano e adesso Torino, in perenne senso di inferiorità rispetto alla vicina Capitale economica, stanno per raggiungere livelli di densità abitativa mai visti con offerta di prezzi di vendita al mq da supermilionari. Se a Milano ancora ha una giustificazione, non sarà più la Milano da bere ma la città regge ancora – solo sotto l’aspetto immobiliare si badi bene. Torino invece non ha assolutamente una richiesta tale per simili operazioni speculative. Anzi la richiesta è e sarebbe per vere e sane riconversioni di immobili dismessi a fini residenziali per la fascia media.

Preferivo di gran lunga i ruspanti spregiudicati costruttori, almeno non vendevano fumo ma arrosto bruciacchiato e senza contorno, cioè senza verde e sottoservizi. Inoltre nella rincorsa all’ecologismo becero si vogliono cancellare segni importanti di archeologia industriale, come ad esempio la mitica Torre Hamon a Ravenna per farne l’ennesimo parco fotovoltaico. Stessa assurdità a Torino, nell’area ex Materferro: anziché conservare alcuni padiglioni, esempio notevole di archeologia industriale come egregiamente realizzato con l’OGR, Officine Grandi Riparazioni, si vogliono – in un’area di circa 35000 mq – anziché confermare verde pubblico con parco attrezzato come ipotizzato alcuni anni fa, costruire due grattacieli, in una zona già carente di servizi.

Ripeto: non camuffiamo la vera rigenerazione con la bieca speculazione e il consumo del suolo, non confondiamo l’ecologia con interventi dannosi per l’ambiente, il paesaggio, la storia e la Bellezza.

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