Sull’aiuto medico alla morte volontaria – che è un diritto stabilito, a determinate condizioni, dalla Corte costituzionale – la competenza delle Regioni è evidente, perché legata alla responsabilità di gestione del sistema sanitario e comunque stabilita dall’art. 117 della Costituzione. Ci auguriamo che il ricorso del governo potrà essere l’occasione per confermare questa competenza.

Sostenere, come fa il governo, che non esiste alcun diritto per il cittadino né dovere in capo al Servizio sanitario si scontra con l’evidenza di quanto già accaduto: le competenti Aziende Sanitarie sia della Regione Marche che della Regione Friuli Venezia Giulia sono state in passato condannate dai Tribunali per non avere dato seguito alla richiesta di aiuto medico alla morte volontaria. Anche in assenza di una legge nazionale, avendo la sentenza della Consulta forza di legge, esiste dunque una competenza – e un dovere! – di intervento da parte delle Regioni.

Per quanto riguarda la Regione Emilia Romagna, avremmo preferito – e continuiamo a chiedere – che la Regione seguisse la strada della legge regionale, non della delibera di Giunta, proprio per dare maggiori certezze e garanzie alle persone che soffrono. Su questo, prosegue la nostra campagna a sostegno della legge “Liberi subito”, che impone alle Asl di verificare entro 20 giorni le condizioni della persona che chiede di porre fine alle proprie sofferenze.

Quanto al Parlamento, le principali proposte che si confrontano sono tutte peggiorative: quella della maggioranza, che vuole addirittura cancellare il testamento biologico, e quella di Pd e 5 stelle, che vogliono restringere il campo di ciò che è già legale. Le nostre speranze di riforma sono, dunque, affidate alla strada delle disobbedienze civili e del nuovo pronunciamento della Corte costituzionale previsto a giugno.

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