Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara alla fine ce l’ha fatta: alla primaria torneranno, nelle pagelle, gli aggettivi “gravemente insufficiente”, “insufficiente”, “sufficiente”, “discreto”, “buono” e “ottimo”. Ma non solo. Alle medie si rivedranno i voti per la condotta (espressi in decimi), e faranno media. Nonostante la levata di scudi dei pedagogisti, di molti intellettuali, perfino di personaggi dello spettacolo come Fabio Fazio, di associazioni e sindacati, il Senato ha dato il via libera al provvedimento con 74 sì e 56 no. In meno di sei mesi il blitz di Valditara sulla reintroduzione dei giudizi cosiddetti “sintetici” è stato messo in atto con cinque righe introdotte nel disegno di legge. Un’approvazione che fa alzare la testa al mondo della pedagogia che ora fa appello ai docenti affinché continuino, nella valutazione in itinere (cioè nelle verifiche e nelle interrogazioni) a non usare gli aggettivi tanto amati da Valditara. Cosa cambierà di fatto?

Dall’anno prossimo nelle pagelle di metà e fine anno spariranno le definizioni “avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di prima acquisizione” che oggi sono inserite accanto agli obiettivi definiti dai docenti per ogni disciplina. “I giudizi analitici sul percorso dello studente resteranno e a questi si aggiungerà un giudizio finale sintetico. Un’operazione di chiarezza nell’interesse delle famiglie e degli stessi studenti”, specifica il ministro. La norma, in realtà, nemmeno specifica se saranno usati voti numerici o aggettivi ma rimanda il tutto a un’ordinanza ministeriale che arriverà dopo il passaggio alla Camera dei deputati. Tuttavia il professore leghista e la sottosegretaria di Fratelli d’Italia Paola Frassinetti si sono più volte espressi in merito, in dibattiti pubblici e sulla stampa, parlando del ritorno degli aggettivi. Si tratta del quarto cambiamento a partire dal 2008: fino a quell’anno si usarono i giudizi, poi si passò ai voti numerici; nel 2020 vennero introdotti i giudizi descrittivi e a partire dal 2024 si useranno i giudizi sintetici.

Per quanto riguarda il voto in condotta, invece, dovrà essere riferito a tutto l’anno scolastico (non più al quadrimestre) e nella valutazione peseranno atti violenti o di aggressione nei confronti di docenti, studenti e tutto il personale scolastico. La valutazione del comportamento inciderà sui crediti per l’ammissione all’esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di secondo grado. La sospensione fino a due giorni dalle lezioni coinvolgerà lo studente in attività scolastiche – assegnate dal consiglio di classe – mentre qualora superi i due giorni, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale in strutture convenzionate. Con il 5 in condotta scatta, poi, la bocciatura. Il 5 potrà essere assegnato anche a fronte di comportamenti che configurano mancanze disciplinari gravi e reiterate, anche con riferimento alle violazioni previste dal regolamento di istituto.

A indignarsi per l’approvazione al Senato, è il docimologo e professore associato di Pedagogia sperimentale all’Università Roma tre Cristiano Corsini che a ilfattoquotidiano.it spiega: “Fino ad oggi avevamo una normativa sulla valutazione che era perfezionabile ma aveva fatto dei passi in avanti: ora la situazione peggiorerà. Questo governo sta mettendo in discussione alcuni aspetti dell’autonomia scolastica: è incredibile. Il voto è un capriccio adulto. Ciò che fa male è che si è arrivati a tutto ciò attraverso un emendamento inserito in un ddl che riguardava altro, senza alcuna discussione con il mondo della scuola. Questa è sciatteria istituzionale”. Corsini prova a vedere almeno un aspetto positivo e a fare appello agli insegnanti: “Se Valditara manterrà gli obiettivi il danno sarà minore, tuttavia questa novità agevolerà i docenti più pigri. La libertà di valutazione, per fortuna, non è messa in discussione e i docenti potranno nella valutazione in itinere usare giudizi descrittivi”.

Anche sulla condotta Corsini è critico: “E’ un ritorno ad un metodo che non ha mai funzionato”. Ancora più duro Raffaele Mantegazza, pedagogista all’Università Bicocca di Milano: “Siamo di fronte alla totale assenza di un pensiero pedagogico da parte della politica. Questo voto è una concessione ad un modello di scuola vecchio, più severo che cancella un percorso che aveva dietro una sperimentazione, un’idea di bambino. E’ facile avere questo approccio demagogico ma è grave che non vi sia la possibilità di discutere con il ministero su cosa dev’essere la scuola”.

A continuare a dar battaglia al ministro Valditara sarà invece il Movimento di cooperazione educativa che raccoglie migliaia di docenti: “Finché la norma non passerà alla Camera non molleremo la nostra lotta. Anche stavolta come in altre stagioni politiche, la scuola non è stata ascoltata ma ci rendiamo conto che diversi insegnanti hanno espresso la volontà di continuare la loro ricerca sulla valutazione formativa iniziata nel 2020. I bambini vanno valorizzati e non mortificati da una logica selettiva e classista. Invitiamo i docenti a non usare il giudizio sintetico nella valutazione in itinere”. A dare sostegno al ministro è, invece, il Moige, il movimento dei genitori: “Sicuramente quando si parla di scuola ed educazione, la prima parola d’ordine è prevenzione, per evitare comportamenti come il bullismo, o anche la violenza verso docenti e personale Ata. Nel caso in cui, però, tali situazioni vengano a crearsi, è importante intervenire con fermezza – spiega Antonio Affinita, direttore generale del Movimento – e bloccare i violenti sul nascere. Con questo provvedimento si dà finalmente il giusto peso alla condotta degli studenti che, sebbene non sia argomento di verifica o interrogazione, sarà ciò che determinerà la possibilità di riuscire nella vita e di trovare il loro posto nella società”.

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