Si allarga il novero di politici e industriali che chiedono un approccio più equilibrato al tema della transizione green della mobilità, che non punti esclusivamente sull’elettrone come unica soluzione per la decarbonizzazione. L’ultimo a tornare sul tema è stato Thierry Breton, commissario al Mercato Interno e all’Industria dell’Unione Europea, che attraverso la testata Politico.eu ha espresso i suoi dubbi circa un prematuro abbandono dei propulsori termici.

Abbandono non agevolato dalle “tare” della mobilità elettrica, che sono elencate in un report prodotto sotto la supervisione dello stesso Breton: “Le vendite di nuovi veicoli elettrici stanno aumentando, ma dovranno crescere di sette volte entro il 2035 per soddisfare la domanda prevista”, il che appare difficilmente realizzabile, specie in cui in un momento in cui la domanda per i veicoli elettrici è in una fase di stallo. Inoltre, esiste il nodo del prezzo: “solo sei modelli sono venduti a meno di 30.000 euro, di cui tre cinesi. Alla data del primo gennaio 2024, non risultano vetture con un prezzo medio inferiore ai 20.000 euro, incentivi esclusi”.

E quello dell’infrastruttura, che rimane prevalentemente concentrata in pochi Stati: “il 61% dei punti è in tre Paesi Ue” e non si ha contezza di quanto sia adeguata alle esigenze di ricarica. Esiste poi un problema occupazionale (generato pure dalla riconversione alla mobilità elettrica), sottolineato dal “recente decremento” della forza lavoro nell’industria automotive, aggravato dall’esigenza di riqualificare almeno 700 mila lavoratori entro il 2027. Critica anche la situazione in termini di approvvigionamento di componenti delle batterie, che rischia di creare “gravi dipendenze” dalla Cina per l’industria continentale. Senza contare che “le elettriche made in China stanno aumentando in modo esponenziale. Ed è preoccupante che un’auto elettrica su cinque venduta nell’Ue l’anno scorso sia stata prodotta nella Repubblica Popolare”, secondo il Commissario UE al Mercato Interno e all’Industria.

Su questi temi e sui rischi di uno stop forzato alla vendita di modelli termici, programmato per il 2035, aveva insistito qualche giorno fa pure Christian Lindner, ministro delle Finanze e membro del Partito Liberal-Democratico tedesco: “In generale, dovremmo concentrarci sull’apertura tecnologica: anche i combustibili liquidi sintetici e i biocarburanti sono un modo per rispettare il clima”, ha affermato Lindner: “È il mercato che dovrebbe decidere cosa è fattibile e cosa vogliono i consumatori, non la politica e i burocrati”. Non solo, in Germania, il governo è pronto a votare un progetto di legge che promuova l’utilizzo degli e-fuel: “Abbiamo concordato che vengano trattati allo stesso modo dell’elettromobilità a fini fiscali. Un segnale all’industria sul fatto che il governo federale prende sul serio il tema della neutralità tecnologica”.

L’approccio tecnologicamente neutrale piace pure dalle parti di Maranello: “Noi andremo avanti con le auto termiche, elettriche e ibride, poi saranno i clienti a scegliere, anche per non essere arroganti nei loro confronti”, ha spiegato in un’intervista a Repubblica l’ad di Ferrari, Benedetto Vigna; “crediamo nella neutralità tecnologica. Stiamo lavorando sui carbon neutral fuel, che possono essere e-fuel o biofuel. Penso che sia la strategia giusta, nel solco di quello che ha sempre fatto Ferrari: prendere una nuova tecnologia e, senza imposizioni, leggerla nell’ottica del cliente”.

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