di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Mi sento spesso come la particella di sodio nell’acqua Lete: solo. Ma fosse solo questo il punto! È invece più probabile che sinapsi e tutto l’armamentario che regola l’attività dell’organo pensante, il cervello, mi sia andato definitivamente in pappa. Perché solo a me i lavori di Enrico Letta e Mario Draghi paiono tesine da laurea triennale in qualunquologia presa in una università telematica?

Ovviamente questa gravissima affermazione di lesa maestà andrebbe qualificata e spiegata, magari ci scriverò un altro libro poiché nei 4.000 caratteri consentiti mettere in fila tutti gli argomenti a supporto è impossibile. Parlerò quindi solo dei due punti che più mi interessano della relazione di Draghi: spese militari e da chi l’Europa acquista gli armamenti. Sul punto poche differenze tra ‘Mario Letta’ ed ‘Enrico Draghi’ (chi ha copiato?). Il corollario è l’esercito unico e l’unica politica estera.

Però c’è qualche piccolo particolare che mi sfugge ed è l’assetto istituzionale e democratico che dovrebbe governare sia la produzione – in Polonia o a Pomigliano d’Arco? – sia il potenziale uso delle armi.

C’è poi un corollario bis. Mi hanno sempre insegnato, ma forse ho avuto dei cattivi maestri, che armi ed eserciti sono al servizio della politica estera e intervengono quando la diplomazia fallisce. Bene, facciamo ora un triplo salto carpiato e immaginiamo che armi potentissime, anzi atomiche, di offesa e difesa siano prodotte in Europa in misura maggiore delle pizze a Napoli. Una deterrenza tale da far ‘deterrere’ anche Aliens! Ma in mano a chi metteremmo la famosa valigetta piena di bottoni capace di cancellare in un fiat l’intera umanità? E attraverso quale processo elettorale e democratico sceglieremmo l’omino che prima di coricarsi tutte le sere si assicura che la valigetta sia pronta all’uso sotto il cuscino?

Sarà, ma un’Europa che ancora oggi non ha metabolizzato e riflettuto sull’assetto istituzionale che ha prodotto la crisi greca e il massacro di quel popolo a me fa paura già così. Figuriamoci con la valigetta sotto il cuscino di Macron! Forse sarei più tranquillo se per far partire ogni missile ciascuno dei 27 capi di governo d’Europa dovesse in contemporanea schiacciare il famigerato bottone. Così dovrebbe essere a regole attuali. Non vi sopravverremmo, poiché finché si mettono tutti d’accordo su data ora e luogo ci vogliono malcontati 4 summit, ma almeno non saremo i primi a decretare la fine del mondo e dell’umanità.

E, detto tutto ciò, qual è la politica estera dell’Europa? Chi la stabilisce? A parte il seguire pedissequamente gli ordini di Washington? E qualcuno mi può illuminare se le armi dell’Europa sarebbero al servizio di una politica di potenza, in competizione con Usa, Cina e Russia, o di pace? Così, per sapere. Perché nonostante l’evidente senescenza di Biden e Trump mi sento più tranquillo con la valigetta nelle loro mani che in quelle di Michel o di Von der Leyen. Per non parlare di quelle di Mario Draghi. Lo osannate tutti, ma a me è parso uno dei più grandi gaffeur in politica estera e, si sa, gaffeur si nasce. Dite di no? Ricordate cosa disse di Erdogan salvo poi recarsi da lui genuflesso con mezzo governo al seguito? Ecco: “Ma con questi, chiamiamoli per quel che sono, dittatori, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e opinioni della società”. Qualcosa di simile avvenne anche con Xi.

Una buona premessa per la pace! Tempo un paio di giorni e … puff! Tranquilli, pare che la morte, se si è fortunati, sia immediata.

A una Europa che minaccia le sanzioni all’Iran, dimenticando che la sua reazione a un atto di terrorismo israeliano è stata ‘teatro’ concordato con gli Usa, ci si può fidare? Possiamo meravigliarci se metà del mondo odia l’Occidente? Che azioni di pace i leader europei che chiedono eserciti e armi hanno messo in campo? Lasciamo le cose così, credetemi è meglio per tutti.

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