di Michele Tamburrelli*

La difesa dei lavoratori e dei loro interessi è un mestiere difficile. Va fatto con passione, dedizione e professionalità. Bisogna saper essere versatili con una mente aperta, capace di leggere le evoluzioni future. In altre parole anche il mestiere delle relazioni sindacali necessita di coltivare nuove competenze che vanno oltre quelle tradizionalmente agite.

In questa prospettiva, le associazioni sindacali e dei datori di lavoro si trovano nella medesima condizione, sebbene non sempre ne siano consapevoli. Tre aree cruciali emergono come punti di intervento prioritari: Formazione, Salute e Sicurezza, Organizzazione del Lavoro.

Formazione: necessario un cambio di passo

La richiesta di una formazione a più ampio raggio e aggiornata è pressante; tuttavia, la realtà statistica mostra un gap preoccupante, soprattutto rispetto ad altri paesi europei. Una disamina approfondita della situazione mette in luce il ritardo italiano nella promozione della formazione degli adulti e la necessità di focalizzarsi sull’innovazione e la digitalizzazione. Alcune proposte provocatorie, come la penalizzazione delle aziende inadempienti, potrebbero catalizzare l’attenzione verso questo tema cruciale.

Perché sono pochissimi, per esempio, i piani formativi che vengono effettivamente concordati (cioè nascono da esigenze condivise a monte) con le parti sociali? Tuttavia, le parti sociali non possono limitarsi a declamare l’importanza della formazione: devono trasformare queste esigenze in azioni concrete e tangibili, favorendo e stimolando la discussione e la realizzazione della formazione in ogni occasione possibile, soprattutto in ambito negoziale di contrattazione integrativa aziendale e/o territoriale.

Salute e sicurezza: diritti non negoziabili

La sicurezza sul lavoro non può essere trascurata, specialmente alla luce degli eventi tragici che, purtroppo, si verificano ancora quotidianamente. Bene fa il sindacato a livello generale ad invocare una maggior presenza di controllo nei luoghi di lavoro, la rivisitazione della normativa sugli appalti a cascata, una maggior attenzione al tema da parte della politica. È necessario promuovere una cultura della sicurezza che coinvolga attivamente tutte le parti interessate.

La cultura in materia di salute e sicurezza si forma sollecitando la discussione sul tema mettendolo all’ordine del giorno degli incontri sindacali, dialogando con cognizione di causa sui rischi specifici, essendo di supporto a lavoratori e aziende su situazioni specifiche, operando fattivamente attraverso gli organismi paritetici, supportando attivamente i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza nel loro lavoro quotidiano. Va bene, in altre parole, invocare un maggior intervento della politica, ma le parti sociali devono fare la loro parte.

Organizzazione del lavoro: adattarsi al nuovo paradigma

La pandemia ha agito come catalizzatore di cambiamenti profondi nell’organizzazione del lavoro. Temi come lo smartworking e la riduzione dell’orario di lavoro sono diventati centrali, ponendo sfide e opportunità di pari passo. La ricerca di un equilibrio tra vita e lavoro è diventata un imperativo sociale, spingendo le parti sociali a rivedere le loro pratiche e politiche. Quella che sembrava una richiesta velleitaria solo qualche anno fa è diventata realtà, grazie a sperimentazioni che hanno fatto notizia come in Intesa San Paolo e, da ultimo, i casi Lamborghini, Luxottica, Sace nel settore pubblico.

La sfida in questo caso è ridurre l’orario di lavoro (o distribuirlo diversamente) a parità di produttività e retribuzione, sfida alla quale è importante approcciarsi con la giusta preparazione, per saper gestire la complessità che si nasconde dietro questa semplice ma non facile enunciazione. Lo smartworking ci ha insegnato, per esempio, che l’adozione di questa metodologia di lavoro necessita di una profonda conoscenza delle modalità organizzative aziendali, delle possibili ripercussioni sugli aspetti di salute, possibilità di carriera, interazione sociale dei lavoratori, impatto sulle attività collegate (ristorazione, pulizie etc.).

Insomma anche in questo caso è importante che le parti sociali possano approcciare le dinamiche negoziali su questi argomenti con il giusto grado di conoscenza e consapevolezza e anche acquisendo competenze nuove.

In questo contesto, la contrattazione collettiva emerge come uno strumento fondamentale. Tuttavia, affinché possa davvero portare cambiamenti significativi, è necessario sviluppare una contrattazione più aderente ai contesti locali e aziendali. Questo permetterà una maggiore flessibilità e adattabilità, garantendo una migliore risposta alle esigenze emergenti.

In conclusione, il futuro del diritto del lavoro è intrinsecamente legato alla capacità delle parti sociali di abbracciare un approccio negoziale orientato al futuro. Solo attraverso il dialogo costruttivo e la collaborazione attiva potremo affrontare le sfide attuali e plasmare un futuro lavorativo più equo e sostenibile per tutti.

* Laureato in diritto del lavoro e relazioni industriale presso la facoltà di Scienze Politiche di Milano, si è occupato della materia fin dai primi esordi nel sindacato, insegnando nei corsi ai rappresentanti sindacali, trattando i problemi vertenziali, sicurezza e di tutela dei lavoratori, operando nel settore terziario, turismo e servizi. Appassionato anche della materia della formazione ha diretto per diversi anni un ente riconosciuto.

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