La povertà a Milano non arretra, anzi, si estende sempre di più anche a persone con un reddito, italiani in primis. È questa la fotografia scattata dal progetto Nessuno Escluso di Emergency che si occupa del supporto di persone in difficoltà economica e sociale. Nel 2023 sono state aiutate 4mila persone provenienti da mille nuclei familiari. Uno su quattro è italiano. Non solo nullatenenti o senza dimora. Ma anche donne e uomini che un lavoro ce l’hanno. Basta pensare che il reddito medio famigliare degli utenti è di 766 euro. Un reddito che, a Milano più che in altre parti del Paese, ha risentito dell’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto e del caro affitti che ha consolidato l’emergenza esclusione e povertà.

L’intervento del progetto Nessuno Escluso inizia proprio dai bisogni fisici delle famiglie. Nel 2023 l’associazione ha distribuito oltre 14.500 pacchi alimentari e di altri generi di prima necessità. Ma non ci si ferma qui. Il sostegno alimentare è soltanto il primo passo. L’obiettivo del progetto, come spiega il coordinatore del progetto Marco Latrecchina, è quello di “riconnettere questi cittadini ai servizi del territorio, pubblici e del terzo settore, per dotarli di strumenti e possibilità in grado di traghettarli verso l’autonomia”. Non solo pacchi alimentari dunque. Il sostegno alle persone vulnerabili passa anche dall’aiuto per accedere all’assistenza socio sanitaria oltre alla ricerca di un lavoro e di una soluzione abitativa.

“Sono arrivata in Italia diversi mesi fa, vivo con mio marito e i nostri due figli in una stanza in affitto perché, pur lavorando, non ci possiamo permettere una casa tutta per noi – racconta L, beneficiaria del progetto – un’amica mi ha parlato di questo progetto così mi sono rivolta a Nessuno Escluso per chiedere sostegno alimentare e un supporto per la regolarizzazione con cui spero presto di avere accesso alla retta agevolata per la mensa dei bambini e agli altri servizi sociali”. Nel 2023 gli operatori del progetto hanno effettuato oltre 5700 colloqui che hanno portato alla definizione di oltre 5200 percorsi individuali. La percentuale di successo è stata del 26 per cento, due punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. I problemi più grandi riguardano l’area abitativa. Qui soltanto il 3 per cento delle richieste ha trovato una soluzione. Mentre i risultati migliori arrivano dall’area lavorativa. Il 31% degli utenti per i quali era stato attivato un percorso di inserimento lavorativo, ossia 221 persone, ha trovato un lavoro con un contratto, un risultato in crescita del 13% rispetto al 2022. Ma questo spesso non è sufficiente a ottenere un miglioramento della propria condizione.

“C’è un dato che forse racconta più di altri la situazione milanese: la differenza tra soluzioni trovate in ambito lavorativo (31%) e quelle in ambito abitativo (3%) – conclude Marco Latrecchina – non basta un lavoro regolare e retribuito per migliorare la propria condizione abitativa, dalla quale peraltro passano le possibilità di regolarizzare la residenza che aprirebbe le porte ad una serie di servizi di welfare che avrebbero sì il potere di aiutare le persone nei propri percorsi di autonomia”.

Foto in evidenza di Davide Preti

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