Di fronte allo scontro tra Israele e Iran, l’atteggiamento degli Usa e dell’Occidente in generale è “una chiara illustrazione dei doppi standard impiegati e del loro approccio effettivo, piuttosto che dichiarativo, alla legalità e all’ordine nel contesto internazionale”. In parole povere: due pesi e due misure. A dirlo, già all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco, è stato Dmitry Polyanskiy, viceambasciatore russo all’Onu.

E lo so, lo comprendo bene: viene difficile, oggi, dar ragione a un rappresentante del governo di Mosca. Perché Russia uguale Putin il despota; Russia uguale aggressione all’Ucraina; Russia uguale l’altra parte del mondo per tutta quella generazione cresciuta come me a Rocky contro Ivan Drago. Ma ciò non vuol dire che Polyanskiy non abbia perfettamente ragione.

I fatti dicono che una Nazione ha attaccato l’ambasciata di un’altra Nazione (non belligerante) e per di più lo ha fatto sul suolo di un terzo Paese (altrettanto non belligerante). In un colpo solo e ben assestato, Israele è riuscita nell’impresa di rompere le scatole a due Paesi senza che nessun membro del G7 abbia detto “ma”. Di più: le 16 vittime di Damasco incarnano la prima deliberata violazione nella storia del “principio dell’inviolabilità delle sedi e del personale diplomatico e consolare stabilito dal diritto internazionale”. Ok, tra i morti c’era un membro dei pasdaran; ok, l’Iran sostiene Hamas; ma ciò non dà a Israele il diritto a bombardare le ambasciate. Né gli ospedali di Gaza, né 7 volontari di una Ong mentre distribuivano aiuti alimentari.

Come ha reagito l’Occidente alla strage di Damasco? Bastano le parole di Biden a far capire l’andazzo: “Sostegno a Israele di fronte alle minacce dell’Iran”. Ma come sostegno a Israele? E basta? Neanche una tirata d’orecchie a Israele? No, il presidente Usa poi ha aggiunto la solita richiesta di “un cessate il fuoco per migliorare la situazione umanitaria a Gaza”, che a Netanyahu, a proposito di orecchie, da uno entra e da un altro esce.

Usa, Gran Bretagna e Francia si sono perfino opposti a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, redatta dalla Russia, per condannare l’attacco all’ambasciata iraniana a Damasco. Hanno detto che “non è chiaro”, che non ci sono prove che si trattasse di un’ambasciata. Strano, perché al resto del mondo quella sembrava proprio un’ambasciata. Ovviamente Usa, Gb e Francia sono gli stessi tre Paesi che nella notte tra sabato e domenica si sono alzati in volo per intercettare missili e droni sparati dall’Iran.

Iran che ovviamente – lui sì – è stato fermamente condannato dal mondo che conta per il suo attacco. Sempre in seno all’Onu, gli Usa si sono infatti ricordati che bombardare è una brutta cosa, così hanno proposto le immancabili sanzioni contro Teheran. E di corsa il G7, guidato dall’Italia, si è svegliato dal torpore e unito senza indugio alla ferma condanna per un attacco che è stato più scenografico che reale, telefonato addirittura. Dopo averlo annunciato al mondo intero onde evitare di cogliere nessuno di sorpresa, l’Iran ha atteso ore prima di vedere i suoi droni lampeggiare sopra Gerusalemme, consapevole che sarebbero stati abbattuti uno dopo l’altro. Zero vittime e moltissima scena. Frattanto la diplomazia iraniana si affrettava a dire che per loro la questione finiva lì: pari e patta. Se Israele sbrana i suoi nemici, colpendoli anche fuori dai confini e non esitando a fare strage di civili per ammazzarne anche uno soltanto, l’Iran ha abbaiato ma non ha morso.

È vero: Israele è una democrazia libera e l’Iran è una teocrazia che perseguita le libertà femminili, per esempio, ma come si fa oggi a credere che sostenendo Israele, continuando a vendergli armi (l’Italia è il terzo esportatore), stiamo ancora dalla parte dei buoni? Mentre la retorica iraniana esalta la forza dell’attacco, mentre la retorica israeliana lo sfrutta per camuffarsi da vittima, che ne è della narrazione dell’Occidente esportatore di democrazia? La verità è che abbiamo smesso da tempo di stare dalla parte della giustizia preferendo stare dalla parte giusta. Il mondo se ne è accorto e un po’ ci odia.

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