A Bari il campo progressista, ormai colpito dalla sindrome della Basilicata, deve ancora capire se andare alle elezioni amministrative con due candidati (Vito Leccese in una coalizione guidata dal Pd e Michele Laforgia in un’alleanza capeggiata dal M5s) o trovare un candidato unico. Il nome che gira, messo sul tavolo da Nichi Vendola, è quello di Nicola Colaianni, 78 anni, ex consigliere di Cassazione, ex parlamentare del Pds, che il M5s nel 2013 candidò per un posto al Csm. Si tratta dell’ultimo tentativo per non presentarsi spaccati alle Comunali di giugno. “Sono stato contattato da Nichi Vendola per una ipotetica candidatura unitaria nel centrosinistra e abbiamo valutato questa possibilità – ha detto Colaianni all’Ansa – Mi risulta che ora si stiano riunendo e vedremo. In linea di massima c’è una mia disponibilità, sarei orientato ad accettare”. E’ in corso una riunione della Convenzione, il cartello elettorale che sostiene la candidatura di Laforgia, e si sta discutendo anche di questa proposta.

Nel frattempo il centrodestra ha presentato il suo candidato: si tratta di Fabio Romito, 36 anni, consigliere regionale della Lega. Una decisione presa dai coordinatori regionali e cittadini dei partiti della coalizione. “Siamo profondamente fieri e orgogliosi – spiegano – di poter dire alla città di Bari che Fabio Romito è il candidato sindaco del centrodestra. Il nostro candidato sindaco. Una figura giovane, ma già con una lunga esperienza amministrativa. Una risposta chiara alla richiesta forte di rinnovamento che la città si merita in questo momento”.

Avvocato e dottore di ricerca, Romito è stato consigliere circoscrizionale e comunale di Bari, consigliere metropolitano, assessore provinciale ed oggi consigliere regionale per la Lega. E’ stato prima in Forza Italia poi è passato nella Lega. “Il centrodestra, unito e coeso, con la candidatura di Fabio Romito – sottolineano i coordinatori regionali dei partiti – torna in partita dopo 20 anni di opposizione per dare a Bari un governo della città forte, capace, competente, onesto, trasparente e all’insegna del rinnovamento. Da 20 anni, infatti, la gestione del potere – con tutto ciò che di patologico ne deriva – è in mano a poche persone, pochi gruppi di potere che ormai hanno esaurito la propria spinta innovatrice e propositiva”.

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