Un “freak show”, un fenomeno da baraccone. Così il presidente russo Vladimir Putin ha definito la conferenza di pace programmata per il 15 e il 16 giugno in Svizzera, organizzata dal governo elvetico insieme a quello ucraino, a cui Mosca non parteciperà. “La Russia è pronta ai colloqui sull’Ucraina, ma senza imporre alcuna posizione non basata sulla realtà. Non abbiamo mai rinunciato alla soluzione pacifica delle controversie, anzi, eravamo propensi proprio a questo”, ha detto il capo del Cremlino al termine di un incontro con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko. “Adesso, come sapete, si sta diffondendo l’idea di tenere una specie di conferenza in Svizzera; lì non siamo invitati, pensano che non dovremmo essere lì, mentre dicono che senza di noi è impossibile decidere qualsiasi cosa”, ha attaccato, sottolineando che il vertice è destinato a fallire senza la partecipazione della Russia.

“Il nemico si è messo all’angolo quando ha rifiutato i negoziati nella speranza di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”, ha incalzato Putin. Che ha anche rivendicato i massicci attacchi delle scorse settimane alle centrali energetiche dell’Ucraina, che hanno causato diverse interruzioni di corrente nel Paese invaso: “Gli attacchi al settore energetico sono collegati alla soluzione di uno dei compiti che ci siamo prefissati, la smilitarizzazione. In questo modo influenziamo l’industria della difesa, il complesso militare-industriale dell’Ucraina”, ha detto. Poi è tornato a ridicolizzare le previsioni su un possibile attacco della Russia all’Occidente, definendole “affermazioni senza senso alimentate dalle élite al governo per giustificare le spese per l’Ucraina”.

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