“È sicuramente uno degli interventi più difficili che sia stato chiamato a gestire nella mia carriera. Qualcosa di simile l’ho vista solo dopo il disastro della Costa Concordia. Come allora anche ora procediamo al tatto, in un ambiente particolarmente ostile e di totale devastazione”. Giuseppe Petrone, responsabile nazionale del servizio sommozzatori dei Vigili del fuoco, descrive con parole toccanti le difficili operazioni di ricerca dei dispersi nella centrale idroelettrica di Enel Green Power di Bargi sul lago di Suviana, esplosa martedì probabilmente per un cortocircuito.

Immersioni “al tatto”, un ossimoro che racchiude l’estrema difficoltà di queste operazioni: “In acqua non abbiamo alcuna visibilità. Zero. Siamo praticamente al buio e non vediamo tutte le insidie a cui possiamo andare incontro”, racconta Petrone. Un buio pesto che amplifica la sensazione di claustrofobia e rende ogni movimento un’incognita. Non solo: l’acqua è gelida, carica di detriti e fango, rendendo la respirazione difficoltosa e i movimenti lenti e faticosi.

La quantità di macerie è impressionante. Materiale pesante che non sappiamo come e dove spostare a mani nude”, spiega Petrone. Le immagini che emergono dalle sue parole sono quelle di un paesaggio apocalittico, dove la furia dell’esplosione ha ridotto tutto in macerie. Un ostacolo enorme per i sommozzatori, che devono procedere con cautela per non mettere a rischio la propria incolumità. Anche perché, l’acqua che sale inesorabile, una sfida contro il tempo: “Il livello dell’acqua è cresciuto costantemente di 25 centimetri l’ora“, racconta Petrone. Una lotta contro il tempo per i sommozzatori, che si traduce in turni di 40 minuti in apnea, al limite delle capacità umane, per cercare di individuare i dispersi prima che l’acqua sommerga tutto.

Non solo buio e fatica, ma anche speranza: “Noi resteremo qui fino a quando non riusciremo a trovarli tutti”, afferma Petrone con tenacia. Le sue parole sono un faro nella tempesta, una promessa di non arrendersi di fronte alla tragedia. La speranza di ritrovare i dispersi ancora in vita alimenta la tenacia dei sommozzatori, che non si arrendono neanche di fronte alle difficoltà: “Tutto è possibile, ma è molto difficile. In ogni caso noi ci muoviamo come soccorritori che stanno cercando delle persone ancora in vita”, conclude Petrone.

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